Le attuali DSLR, salvo qualche rara eccezione, sono in genere abbastanza pesanti ed ingombranti. Per questo motivo molti fotografi cercano alternative più piccole leggere e trasportabili per avere una fotocamera da portare sempre con sé. qualche amico mi ha anche chiesto se le reflex ci vengono vendute a peso, nel senso che quelle più care e professionali sono sempre più grandi e costose. Effettivamente anche io mi sono chiesto molte volte i motivi di questa crescita, quasi elefantiaca, delle reflex, in particolare dei modelli professionali, senza tuttavia arrivare ad una spiegazione totalmente convincente.
Ma è stato sempre così? Le reflex a pellicola erano così pesanti ed ingombranti?
Parlandone anche con negozianti e professionisti mi hanno dato tutta una serie di motivazioni per giustificare le caratteristiche di peso ed ingombro delle attuali DSLR professionali (penso in particolare a modelli come Canon 1D e 1Ds e Nikon D3) esemiprofessionali sia di formato fullframe che APS.
Il primo è che le dimensioni sono necessarie per alloggiare l’elettronica ed i motori di armamento e autofocus. Ma l’elettronica è sempre più piccola e miniaturizzata e tutti i dispositivi che sono passati da elettromeccanica ad elettronica si sono ridotti di peso e di ingombro. Ho attualmente fra le mani un cellulare più potente di un pc di pochi anni fa, che oltre a telefonare, accede ad internet, riceve e-mail, fa foto e filmati, ha un GPS con programma di navigazione incorporato, ma è molto più piccolo e sottile del mio primo cellulare di una dozzina di anni fa.
Per quanto riguarda i motori quello di armamento deve solo riarmare l’otturatore ed eventualmente azionare lo specchio, mentre quelli delle reflex a pellicola dovevano anche trascinare quest’ultima, con uno sforzo certamente maggiore, e quindi essere più potenti e più grandi, ma a guardare le reflex sembrerebbe il contrario. Per l’autofocus Canon non ha mai avuto il motore nel corpo, ma sempre sugli obiettivi. Questo però non sembra che abbia influitoo sulle dimensioni e il peso delle sue reflex.
Un secondo motivo è che nelle reflex deve essere alloggiata la batteria di alimentazione e questo è vero. Ma in quelle a pellicola veniva alloggiato da un lato il caricatore, dall’altro il rocchetto ricevitore e questi ingombri non ci sono più. però le reflex attuali sono sempre più grandi di quelle a pellicola, nonostante che la maggior parte di esse abbia un sensore molto più piccolo del fotogramma 23×36. Possibile che nel posto precedentemente occupato dal caricatore non si possa alloggiare una batteria? Nelle professionali si aggiunge inoltre che le batterie devono essere di grande capacità, quindi grandi e pesanti, per garantire la grande autonomia richiesta. Ma questo può essere ottenuto con le impugnature supplementari che alloggiano altre batterie oltre a quella della fotocamera, come fanno gli stessi produttori per alcuni modelli (Canon 5D II e 7d, Nikon D300, ecc.) e non necessariamente essere incorporate permanentemente nel corpo.
Terzo motivo, mi è stato detto che per le reflex professionali è necessario un corpo grande e pesante per bilanciare il peso dei grossi e pesanti teleobiettivi e zoom con esse usati. Anche questo mi convince poco perchè montando un tele da un paio di chili e più su una reflex di solito per bilanciarla è necessari tenerla dall’obiettivo e non dal corpo. Anche la testa del treppiede si fissa all’obiettivo, mediante l’apposito collare e non al corpo, altrimenti il tutto sarebbe estremamente sbilanciato. In questi casi anzi un corpo piccolo e leggero sarebbe vantaggioso e sottoporrebbe a minori sforzi l’innesto.
Quarto: il peso è dovuto anche alla costruzione che deve essere totalmente in metallo per le professionali. Ma le reflex di una volta erano tutte in metallo e pesavano meno.
Torno alla domanda iniziale: è stato sempre così? La risposta è ni!
Per alcuni marchi famosi, Nikon in primo luogo, Canon un po’ meno, è stato sempre così. La famosa Nikon F, capostipite della famiglia di reflex professionali Nikon, se dotata del pentaprisma esposimetro Photomic era abbastanza pesante ed ingombrante (98x147x56 mm e 685 g, più altri 20 mm in altezza e altri 200 g per il Photomic per un totale di 118x147x56 e quasi 900 grammi). Una sua concorrente dell’epoca, la Topcon RE Super sicuramente migliore (ne ho una ancora e la conosco bene) però non era altrettanto pesante e soprattutto ingombrante (157x100x45 mm e 815 g tutto compreso). Anche la Canon F1 era meno ingombrante (147x99x43 mm e 820 g). C’erano poi alcuni produttori, Olympus e Pentax, che sono riusciti a produrre reflex con caratteristiche professionali analoghe (escluso i mirini intercambiabili, ma con la possibilità di usare anche motori fino a 5 fg/s con la pellicola!) di ingombro e peso molto inferiore e simile, salvo per la sporgenza del pentaprisma, a quelle di una Leica a telemetro. Le Olympus OM1 e OM2 avevano un ingombro di 136×83×50 mm e un peso di soli 510 grammi, eppure per funzioni e robustezza non avevano nulla da invidiare ad una Nikon F Photomic o ad una Leica M. Ciò era stato ottenuto riprogettando fin nei minimi particolari lo schema del corpo, riducendo lo spessore del condensatore e dello schermo del mirino, non però a scapito della sua copertura, del 100 %, e annegando il più possibile il pentaprisma nel corpo. Anche le Pentax MX e ME avevano dimensioni simili (136x83x50 mm e 495 g la MX meccanica, 132x83x50 mm e 445 g la ME elettronica). Perfino la professionalePentax LX con mirini intercambiabili e guarnizioni contro polvere ed umidità aveva dimensioni di 144x90x50 mm e peso di 570 g, inferiori ad una reflex attuale di fascia media.
La risposta più convincente però al fatto che sia possibile costruire fotocamere digitali delle stesse dimensioni, peso e grandezza del sensore di quelle a pellicola è data proprio dalla Leica.
La nuova M9, digitale fullframe, ha le dimensioni di 139x80x37 mm ed un peso di 585 grammi. La sua antenata M3, la prima della serie M, presentata nel 1954, 138x77x33.5 mm e pesa 580 grammi. Sono quindi quasi identiche, salvo i 3,5 mm in più di spessore dovuti allo schermo. Sono costruite entrambe totalmente in metallo e nessuno può affermare che non siano robuste visto che molte M3 continuano a funzionare perfettamente dopo 55 anni!
Attualmente le reflex più piccole sono la Olympus E-420 130x91x53 mm e 426 g, la Pentax K-x 123x92x68 mm e 580 g, la Canon 100D 126x98x65 mm e 502 g e la Nikon D3000 126x97x64 e 536 g, tutte di fascia base e costruite prevalentemente in plastica. L’unica reflex di fascia media, sempre APS però, che si distingue per un ingombro ridotto è, tanto per non smentirsi, la Pentax K-7, 131x97x73 mm e 750 g, costruita totalmente in metallo e sigillata.
Dunque Leica ha dimostrato che per costruire una fotocamera digitale, perdipiù fullframe, non è necessario aumentarene le dimensioni rispetto alle equivalenti a pellicola. Gli altri produttori invece, pur usando prevalentemente sensori più piccoli del fullframe che dovrebbero permettere dimensioni più piccole, continuano a costruire reflex grandi ed ingombranti che provocano in molti fotografi una crisi di rigetto verso questo tipo di fotocamere, giustificando il successo che incominciano ad avere le Micro 4/3, più piccole e leggere.
Viene da pensare che all’epoca delle prime DSLR la miniaturizzazione non era l’obiettivo prioritario, anzi le dimensioni analoghe o superiori a quelle dei modelli a pellicola servivano a non far capire al pubblico quanto fossero più piccoli i sensori di queste fotocamere rispetto al fotogramma 24×36 già chiamato “piccolo formato”.
Oggi però che esistono le fullframe e che è noto che la maggior parte delle reflex (APS, 4/3) montano sensori piccoli sarebbe ora che i progettisti iniziassero a pensare a ridurre le dimensioni e il peso delle reflex sulla scia di quello che avevano fatto molti loro predecessori se non vogliono che queste si avviino sulla strada del declino, restando relegate al settore professionale, a favore di altre tipologie di fotocamere dotate di mirino elettronico. O dobbiamo pensare che ha ragione chi ritiene che le reflex ci vengano vendute a peso: più sono costose e più devono essere pesanti ed ingombranti.
La Leica però smentisce ciò, anzi mentre in passato il suo prezzo era di gran lunga superiore a tutte le reflex, professionali comprese, oggi non è più così e i modelli professionali di Canon e Nikon costano ben di più.
bellissimo articolo sul quale mi trovo pienamente d’accordo specie nella prospettiva di età che avanza, che porta irrimediabilmente ad alleggerire il bagalio fotografico. Certo sarebbe divertente vedere la faccia di un appassio- nato che spende € 3/4.000 e si ritrova solo 500 grammi in mano, ma questo è il vero progresso di miniaturizzazione che in altri settori è avvenuto. Invece sembra che nella fotografia ci sia stata un’inversione di marcia per peso e dimensione. Olympus e Panasonic hanno finalmente lanciato l’attacco. Speriamo che gli altri grandi seguano.
Luciano,
il mio sogno sarebbe una reflex digitale fullframe delle dimensioni, peso e qualità delle gloriose Olympus OM1 e OM2. Se Leica è riuscita a fre una M9 digitale fulframe esattamente idntica come peso e dimensioni alla M3 di 50 anni fa non capisco perchè non si possa fare altrettanto con le reflex. speriamo, anche se la tendenza attuale è quella di fare corpi sovradimensionati che molti professionisti sembrano accettare giustificandoli con la necessità di montarvi obiettivi grandi e pesanti. Ma se si diminuisse anche la dimensione degli obiettivi senza perdere qualità come aveva fatto Olympus con la serie OM?
Ciao, Francesco
Secondo me questa inversione di tendenza (almeno nelle dimensini) è iniziata già molto tempo prima del digitale, con i primi aparecchi autofocus, che hanno iniziato a far assumere quella forma plasticosa alle reflex, giustificata dalla batteria+rullino. Se da una parte tali protuberanze hanno favorito la presa della camera, a loro volta hanno permesso al vasto pubblico di riconoscere una fotocamera moderna da quelle più classiche NikonFM OlympusOM Pentax LX… per intendersi, insomma un fatto di moda…
Nel campo pro invece spesso le dimensioni hanno celato pacchi batteria supplementari camuffate da seconde impugnature.
Ritengo che la tecnologia attuale possa tranquillamente ridurre gli ingombri, ma vi sia quasi l’intenzione ,e qui penso male, di non farlo.
Relegare le reflex a qualcosa di importante, anche negli ingombri, vuole dire favorire il nascente filone delle EVIL dove alcuni modelli già sul mercato ricordano effettivamente le antiche compattezze di certe reflex.
Ma probabilmente è solo una questione di moda e presto si inizieranno, spinti dal fascino vintage a riproporre in chiave moderna i vecchi miti, un po’ come già avviene per le automobili, gli arredi e vestiti.
In effetti sarebbe bello fosse seguito l’esempio di Leica, ma penso ciò dipendi anche da un approccio colturale diverso, la vecchia Europa legata ai gusti classici e l’Oriente con visioni a volte diverse dalle nostre.
Ciao Francesco,
secondo me il peso è un compromesso accettabile considerando che il professionista accetta le dimensioni del sensore e le implicazioni legate al peso e alle dimensioni dell’ottica. Quindi il peso e l’ingombro della macchina diventa relativo.
Il marketing e la moda impongono la rapida realizzazione di funzioni sempre più complesse che coinvolgono la meccanica e l’elettronica mantenendo strette relazioni con l’ottica e la fisica del sensore (liveview, funzioni video, etc…). Per portare più rapidamente sul mercato le innovazioni, si cerca di riutilizzare i componenti esistenti e si introducono inefficienze (software e hardware) che spesso sono rappresentate da lentezza, surriscaldamento, consumo di energia, etc… Un corpo più grande mette una pezza a questi difetti. Nel frattempo si trasportano le nuove funzionalità dentro i processori (riducendo peso, dimensioni, consumo), si affinano le tecnologie, si trasferiscono alcuni risultati su macchine di fascia più bassa.
Temo che esista un sottile equilibrio tra la capacità di un produttore di innovare, inseguire il mercato, mantenere i profitti, soddisfare i clienti. E temo che il peso non sia una priorità.
I produttori hanno, quando vogliono, capacità di innovare. E’ che adesso hanno capito che più che seguire le richieste del mercato e dei clienti, devono loro crearle inducendo delle necessità e delle esigenze nuove. E’ significativo su tutti il caso di Apple. Per la fotografia i produttori hanno valutato che eliminare lo specchio reflex ed il pentaprisma produce una significativa riduzione dei costi, a parità di prezzo di vendita delle macchine. Per questo spingono su riduzione degli ingombri e leggerezza, guardandosi bene però di applicare questi concetti alle reflex, che potrebbero significativamente essere meno ingombranti e pesanti (vedi Olympus OM2 e OM2). Preferiscono invece produrre evil piccole e leggere, vendute allo stesso prezzo delle reflex, tacendo il fatto che invece gli obiettivi, per ragioni fisiche, non possono essere ridotti più di tanto e mantengono quindi lo stesso ingombro e peso di quelli delle reflex (vedi Sony NEX).
Ciao, Francesco
L’approccio di creare domanda è sempre esistito. Anzi, nel passato era ben più piratesco e criminale mentre adesso è più silenzioso e strisciante, ma si basa sempre su un arbitraggio di conoscenza.
Le multinazionali hanno maggiori informazioni rispetto ai consumatori e le sfruttano a proprio vantaggio. I consumatori sono liberi di condividere le informazioni per cercare di riportarsi in pari.
Tutto molto democratico, ma si rischia di perdere di vista ciò che è bello.
Quindi, quando riuscirò a scrivere un articolo sulla fotografia, non sarà sulla tecnologia ma sull’arte. Sulla tecnologia ci sono già i tuoi, straordinari. Non ne trovo altrettanto belli, chiari e divulgativi sull’arte della fotografia.
🙂
Simone, ottimo. mi interessa moltissimo un’articolo sull’arte della fotografia.
Purtroppo se ne trovano pochi perchè in realtà è la tecnica quella che interessa di più ed attrae il pubblico.
Ciao, Francesco
ciao Francesco,il tuo articolo mi ha fatto venire in mente quando utilizzavo nelle gite in montagna una Zeiss Contarex con due/tre obiettivi pesantissimi:era un macigno!Poi sono passato alla OM1( che ho tuttora ..in cassetto)con un corredo di ottiche decisamente più adatte alle gite( fiori e montagne = macro 50 mm ,tele 85F2 e 200 F4)Adesso sto
cercando…ma Olympus è “fissata” con il 4:3 e addirittura il micro 4:3 quindi sono molto dubbioso!Comunque mille grazie per le notizie!
Sergio
Sergio, se vuoi utilizzare ancora i tuoi fantastici obiettivi Zuiko puoi prendere la PENN E-P2. La focale equivalente però raddoppia, anche se un 170 mm f/2,0 è veramente notevole e un 400/4,0 altrettanto. Inoltre c’è in più la stabilizzazione. L’esposizione avviene in priorità dei diaframmi, in stop-down, o in manuale.
Ciao, Francesco
Ciao Francesco, sono nuovo del blog e ti faccio i miei complimenti. OM1 digitale, magari! Ne ho due. Nella borsa in cui entravano le due OM e diversi obiettivi (dal 21 al 200)porto a malapena la EOS 500d con tre di ottiche (la gamma focale, però, è aumentata). Soluzione: ho comprato una EP-1 usata e fotografo prevalentemente con quella. Sogno una EP-3 con il mirino zoom della ContaxG2 (per lo zoom standard) la porta per il mirino elettronico per le altre focali (il nuovo Visoflex), una serie di ottiche fisse luminose, senza filmati (sono inutili).Sarebbe la Leica M3 del futuro. Ciao
Roberto, forse no, ma sarebbe comunque interessante.
Ciao Francesco
P.S.: anche nella mia borsa dove entravano due Olympus o due Pentax ora entra una sola reflex, con tre obiettivi. Comunque non sprei cosa fare della seconda visto che col digitale non è più necessario avere due corpi con diverse pellicole.
Sono quasi d’accordo con il fatto che il 2° corpo è inutile (vuoi mettere però la comodità di avere due ottiche fisse sempre pronte?).Però dato che fotografo dal 1972, che l’età avanza e fotografo prevalentemente vagando in campagna, portare una borsa enorme o una più piccola fa davvero la differenza… purtroppo.Debbo essere sincero ho troppe ottiche per la DSRL, quindi me la tengo, ma la tentazione di virare tutto sul micro 4:3 è enorme, se mai uscisse una EP 3 come la sogno … il gioco sarebbe fatto. E poi la 500d è leggera, pensa cosa significa andare in giro con la 1D o la D3!!! Ciao ed ancora complimenti Roberto
Roberto, se usi uno zoom 18-200 non c’è bisogno di avere due corpi. Un solo corpo e lo zoom e i va in giro leggeri con una qualità che una bridge se la sogna e a cui una 4/3 non arriva. Comunque non c’è bisogno di aspettare una ipotetica E-P3. La E-PL1 con il mirino aggiuntivo è ottima. Il problema è la scelta dell’obiettivo: con il 14-150 è più piccola e leggera della reflex, ma non certo tascabile e richiede una borsa. Lo stesso con il 14-42. Con il 17/2,8 o meglio il 20/1,7 Panasonic sarebbe poco ingombrante, ma si ha solo questa focale.
Ciao, Francesco
Scusa il ritardo nella risposta, quoto quanto hai detto, anche se un secondo corpo di backup, quando sei fuori per qualche giorno da’ sicurezza (anche se non mi è mai capitato nulla ad onor del vero), ma quello che volevo sottolineare è che con la metà del peso di un corredo amatoriale reflex (figuriamoci se professionale) fai praticamente le stesse cose (forse cambia un po’ la resa del bokeh, ma tenendo conto del circolo di confusione ridotto, visto il formato, andrebbe confrontato attentamente su stampe di grande formato e non solo a monitor). Io ho provato perfino la macro, con dei semplicissimi tubi di prolunga (costo irrisorio da Lolli, scusa la pubblicità ma è meritorio). Ho un po’ barato perché ci ho montato sopra un 90 mm summicron, ma le foto sono ottime tecnicamente, anche se con qualche difficoltà data la mancanza del diaframma automatico. Cmq ho comprato il 40-150 della Olympus e, anche se un po’ sprecato per una macchina senza mirino (acquisterò quanto prima una EP 2 con il mirino) pur essendo solo circa 200 gr di plastica funziona benissimo. Morale, la reflex solo quando ho bisogno del 10/20 mm, che non ho intenzione di comprare per la EP e quando, rarissimamente, ho bisogno di una velocità di azione maggiore, ma non cambierò la EOS 400 fino a quando non cadrà a pezzi, spero il più tardi possibile. Ciao