Dopo avere esposto nel precedente articolo Equivalenza quali sono i criteri con cui si può valutare se due foto fatte con fotocamere con sensori di differenti dimensioni possono essere considerate equivalenti in questo nuovo articolo è illustrato qualche esempio pratico di equivalenza fra fotocamere reali.
Un confronto del genere può dare indicazioni di massima sulla qualità d’immagine che ci si può aspettare da una fotocamera in relazione alle dimensioni del suo sensore e alla luminosità del suo obiettivo. Prescinde però da altre caratteristiche quali la tecnologia del sensore, la presenza di un filtro antialias, il numero di Mpx.
In particolare il livello tecnologico del sensore può influenzare molto la qualità d’immagine, specialmente alle alte sensibilità. Non sarebbe corretto infatti paragonare fotocamere di qualche anno fa con fotocamere più recenti che usano sensori con lenti gapless o retroilluminati. Confrontando però fotocamere recenti si ha la certezza che tutte montino sensori di ultima generazione. Anche in questo caso ci sono però delle differenze in quanto alcune fotocamere montano filtri antialias ed altre no e questo può influire sulla nitidezza e la risoluzione. Ci sono poi le Fujifilm che montano sensori X-Trans che oltre anon avere il filtro antialias hanno una particolare disposizione dei pixel che contribuisce ad eliminare effetto moirè ed artefatti migliorando ulteriormente la qualità d’immagine.
Il confronto non considera nemmeno il numero di pixel che visualizzando le foto per intero in un determinato formato (lasciamo perdere la visulizzazione al 100 % in questo caso fuorviante) su monitor o stampa consente di avere una maggiore nitidezza e un minor rumore a quelle con più Mpx.
Non tiene conto nemmeno della qualità degli obiettivi che può essere diversa da una compatta ad una reflex.
In ogni caso le indicazioni da un confronto di questo tipo possono dare utili indicazioni su cosa ci si può aspettare da una fotocamera o da una tipologia di fotocamere ed è comunque valido.
Per il confronto presento un primo grafico in cui ho inserito tutte le fotocamere che ho confrontato e altri grafici dedicati alle diverse tipologie: compatte, bridge, Micro 4/3 e APS. Per tutte il termine di paragone sono le fullframe.
Per le fotocamere ad obiettivi intercambiabili ho scelto di considerare, per coprire un’ampia gamma di focali, due tipologie di zoom: una con due obiettivi 24-70 2 70-200 f/2,8 per le fullframe, 17-55 e 50-150 f/2,8 per le APS e 12-35 e 35-100 f/2,8 per le Micro 4/3, e un’altra con un solo zoom 28-300 f/3,5-5,6, 18-200 f/3,5-5,6 e 14-150 f/4,0-5,6 rispettivamente. In questo modo si coprono tutte le focali da 28 a 300 mm corrispondenti alla maggioranza delle fotocamere confrontate. Per andare ltre avrei dovuto ipotizzare l’uso di superzoom con focali più elevate, ma non avrebbe avuto molto senso ed utilità e non avrebbe cambiato i termini del confronto.
Le fotocamere ad obiettivi intercambiabili naturalmente possono usare anche obiettivi a focale fissa. In questo caso sul grafico avrei dovuto indicare dei punti in corrispondenza delle relative focali ed anche questo non avrebbe avuto molto significato per questo confronto. Nella realtà però questa è una possibilità e si deve tenere conto che con queste fotocamere sono disponibili obiettivi di alta qualità con luminosità f/1,4 e anche f/1,2.
Ricordo, prima dell’esame dei grafici, che più il valore del diaframma equivalente è alto minore è la qualità d’immagine che ci si può aspettare dalla fotocamera, in particolare per il rapporto segnale/rumore, mentre è più estesa la profondità di campo quindi meno controllo si ha su di essa.
Esaminando i grafici prima di tutto ci si rende conto dell’enorme distanza che c’è fra le fullframe, le compatte e sopratutto le bridge, in termini di diaframma equivalente che vuol dire in termini di qualità e ampiezza della profondita di campo.
Entrando nello specifico si possono rilevare alcune sorprese. La prima è quella della Sony RX10 con sensore da 1″ che in tutta la gamma di focali del suo zoom (28-200 mm) ha un diaframma equivalente migliore di una Micro 4/3 con un 14-150 mm f/4,0-5,6 (28-300 mm) e di conseguenza una qualità d’immagine presumibilmente migliore per il rapporto segnale/rumore. La RX0 alla sua presentazione è stata considerata interessante, ma con un prezzo alto per le sue caratteristiche, ma questa considerazione la fa rivalutare da questo punto di vista e la posiziona in modo molto concorrenziale con le mirrorless Micro 4/3 per chi non è interessato agli obiettivi intercambiabili.
La nuova Olympus Stylus 1 invece si posiziona molto più in alto, a causa del suo piccolo sensore da 1/1,7″, e rimane nel gruppo delle bridge, a distanza anche dalle migliori compatte.
Considerando in particolare le bridge si vede che la Panasonic FZ200 nonostante il suo zoom 25-600 f/2,8 non riesce da essere migliore della Fujifilm X-S1 che ha un 24-624 f/2,8-5,6 a causa del suo sensore da 1/1,7″ più piccolo di quello da 2/3″ della Fujifilm. In compenso è sempre migliore della Fujifilm HS30EXR (o HS35EXR), con un 24-720 f/2,8-5,6 e un sensore da 1/2″, dai 50 mm in su. Delle nuove bridge con zoom di escursione focale più ridotta e a luminosità costante la Olympus Stylus 1, sensore da 1/1,7″ e 28-300 f/2,8 compete con la Fujifilm X-S1 superandola però solo sopra i 100 mm, mentre è un po’ inferiore sotto. La Sony RX10, sensore da 1″ e zoom 28-200 f/2,8, è di gran lunga migliore come detto, ma costa molto di più. E’ comunque l’unica che supera le Micro 4/3 e si avvicina alle APS anche se solo alla focale massima. La fujifilm HS30EXR, sensore da 1/2″ e zoom 24-720 f/2,8-5,6 (o la HS35EXR di caratteristiche uguali) è posizionata piuttosto in alto, con una qualità peggiore. Le altre bridge con sensori ancora più piccoli da 1/2,3 e obiettivi meno luminosi si posizionerebbero ancora più su, più o meno come la compatta Sony HX50V, con un ulteriore peggioramento della qualità d’immagine.
Con le compatte la situazione è più articolata. La Sony RX100 (e la RX100 II), sensore da 1″ e zoom 28-100 mm f/1,8-4,9, da me definita la migliore delle compatte tascabili, lo è davveo alla focale minima, ponendosi allo stesso livello delle APS con 18-200 f/3,5-5,6 e superando di gran lunga le Micro $/3 con 14-150 f/4,0-5,6. Aumentando la focale dello zoom perde però rapidamente la sua posizione a causa della sua scarsa luminosità lla focale massima, risultando inferiore ad altre compatte con obiettivi più luminosi. E’ il prezzo che si paga alla compattezza. La Sony ha però il vantaggio dei suoi 20 Mpx contro i 10-12 delle concorrenti e questo compensa ampiamente la sua minore luminosità in tele se si confrontano le foto fatte dalle diverse fotocamere alla stessa grandezza. Fra le altre interessante notare che la Panasonic LX-7, sensore da 1/1,7″ e zoom 24-90 f/1,4-2,3 che parte molto bene alla focale minima, poi pareggia con la Fujifilm X-20, che ha uno zoom meno luminoso 28-112 f/2,0-2,8, ma un sensore più grande da 2/3″. Entrambe alle focali sopra i 50 mm sono superiori alla Sony RX100 grazie alla maggiore luminosità dei loro obiettivi. La Nikon P7800, sensore da 1/1,7″ e zoom 28-200 f/2,0-4,0, si posiziona al di sopra di queste, quindi con una qualità leggermente inferiore, ma è comunque interessante per la maggiore escursione dello zoom e la presenza del mirino, anche se questo comporta un ingombro leggermente superiore. La sony HX50V, sensore da 1/2,3″ e zoom 24-720 f/3,5-6,3, è invece posizionata molto in alto a causa del suo piccolo sensore e della scarsa luminosità del suo obiettivo, con una qualità d’immagine inferiore, e così lo sarebbero tutte le compatte superzoom di questo tipo. Nel caso di questa Sony i suoi 20 Mpx non sono sufficienti a compensare la minore qualità dovuta al suo piccolo sensore.
Per le Micro 4/3 e le APS c’è poco da dire, vanno come previsto.
In pratica una Micro 4/3 non riuscirà mai a competere con una fullframe per qualità d’immagine e controllo della profondità di campo nemmeno con gli obiettivi più luminosi (nemmeno con i focale fissa ultraluminosi se si usano obiettivi analoghi su una fullframe). Invece può essere competitiva con un’APS con zoom ad ampia escursione se si utilizzano per la Micro 4/3 zoom luminosi, ma con un costo più elevato.
Lo stesso discorso vale per le APS che con zoom luminosi, ma costosi, sono vicine alle fullframe con zoom ad ampia escursione.
Chiaramente la valutazione della qualità d’immagine di una fotocamera non si esaurisce certo in questi grafici. Entrano in gioco le tecnologie particolari dei sensori, il numero di pixel, la qualità degli obiettivi, le capacità del firmware di migliorare la qualità d’immagine.
Questo tipo di valutazione però serve a dare un’idea del posizionamento di una fotocamera e cosa ci si può aspettare, e cosa non, per la sua qualità d’immagine e per la sua capacità di controllare la profondità di campo.
Resta, quindi, confermato che la corsa al megapixel è una trovata di marketing fuorviante e si torna alla conclusione che la qualità dell’obiettivo e il formato del sensore sono determinanti. Del resto ai tempi dell’analogico ben pochi fotografavano con la tecnical pan (mi sembra si chiamasse così) e tutti, dico tutti, cercavamo notizie sulla risoluzione e microcontrasto degli obiettivi … si torna al passato!!!
Roberto,
no assolutamente no!
E’ vero che l’aumento del numero di pixel è stato sfruttato dal marketing, ma non è una sua invenzione ai fini di vendere. Il miglioramento della qualità d’immagine all’aumentare del numero dei pixel è reale e si può verificare facilmente osservando a confronto foto fatte con fotocamere con diverso numero di pixel, ma con sensore delle stesse dimensioni. E’ stato a suo tempo fuorviante l’indicazione di chi (non faccio più nomi se no sembra che ce l’ho con loro, ma è un sito internazionale che va per la maggiore), osservando le foto di fotocamere con diverso numero di pixel al 100 % sullo schermo ha affermato che quelle con più pixel avevano più rumore, non rendendosi conto che così facendo guardavano le foto con diverso ingrandimento, quella con più pixel ingrandita di più, cosa che qualunque buon fotografo sa che è scorretta. Ma bisogna capirli, più che fotografi sono progettisti web e uomini di marketing! Così hanno propalato per anni la leggenda “più pixel più rumore” e solo ora incominciano ad intravedere che il rumore presente in una foto dipende dalle dimensioni del sensore e non dal numero di pixel.
Nessuno oggi infatti vorrebbe più una fullframe con 6 Mpx o una compatta con 3 come era 10 anni fa. Eppure se si confrontano le foto di quelle macchine con quelle di oggi si vede che le nuove hanno molto meno rumore. Ciò evidentemente è dovuto al miglioramento tecnologico dei sensori, ma se oggi si facessero sensori con meno pixel con le attuali tecnologie non si avrebbero risultati migliori, ma solo meno dettaglio.
Una dimostrazione che il numero di Pixel conta è ad esempio la Sony RX100 che nel diagramma sembra inferiore alle Fujifilm X-20 e Panasonic LX-7 alle focali superiori a 50 mm, ma in pratica compensa ampiamente questa differenza con il suo maggiore numero di pixel, 20 Mpx contro 12 o 10, richiedendo quindi un minore ingrandimento per visualizzare le immagini alle stesse dimensioni delle altre.
Che il numero di pixel non basti però lo dimostra un’altra Sony, la HX50V, che pur avendo 20 Mpx ha una qualità d’immagine molto inferiore alla RX100 a causa del suo sensore molto più piccolo e del suo obiettivo poco luminoso.
Le qualità degli obiettivi espresse in termini di risoluzione e microcontrasto sono sempre stati importanti, ma se dietro non c’è un sensore in grado di registrarli non servono a nulla.
Quindi in conclusione più pixel ha il sensore meglio è, ma più grande è il sensore meglio è ancora di più.
Ciao, Francesco
Grazie dell’ulteriore chiarimento 🙂
Grazie, della spiegazione piu’ “umana”
Ciao Francesco, sono d’accordo con paragonare sensori di pari tecnologia, ma ti risulta che le fullframe abbiano sensori retroilluminati? Mi sembrava di aver letto che la tecnologia si era portata dai sensori delle compatte fino a quelle da 1”, ma non oltre. Comunque come hai spiegato sopra e nell’articolo sulla diffrazione, speriamo che la crescita dei megapixel non abbia fine, non al momento, visto che c’è ancora molto dettaglio da poter estrarre (ottiche permettendo).
Christian,
non mi risulta che le fullframe abbiano sensori retroilluminati, ma non mi risulta nemmeno che questi abbiano dato grandi vantaggi, se non marginali, alle compatte e non mi risulta nemmeno che le compatte abbiano microlenti gapless, almeno non lo pubblicizzano.. Comunque ti assicuro che il rapporto segnale/rumore di una fullframe a 6400 Iso e di una compatta da 1/2,5″ a 100 Iso è lo stesso e non penalizza la fullframe, ma semplicemente la rende uguale, da questo punto di vista, alla compatta. Non posso pubblicare le foto tra i commenti, ma in un futuro articolo lo farò.
Ciao, Francesco
Ok, le m43 sono tutt’altro che l’ideale per ottenere piccole profondità di campo.
Però…
Innanzitutto tutta quest’analisi non tiene conto della qualità dell’immagine; quasi tutti gli obiettivi m43 sono prossimi alla massima nitidezza già alla massima apertura, non credo che la stessa cosa si possa dire per gli obiettivi delle APS.
Soprattitto non si sta tenendo conto conto del fatto che un obiettivo come il nuovo 14-140 Panasonic (che per inciso parte da f3.5) non è concepito per offrire profondità di campo dello spessore di un foglio; è grande quanto uno zoom standard 3X di un’APS (ed è stabilizzato!), e si propone lo scopo di offrire un’escursione focale importante al prezzo di peso e ingombro minimi.
Per cui se è vero che il 12-35 f2.8 non centra in pieno il bersaglio, lo stesso non si può dire del 14-140, che fin dall’inizio si propone come un compromesso.
Infine va detto a margine che la profondità di campo dipende in maniera molto più importante dalla focale che non dall’apertura, per cui potendo spingere uno zoom molto in là è possibile ottenere piccole profondità di campo anche con obiettivi non luminosissimi.
Rocco,
come ho scritto nell’introduzione dell’articolo questo confronto non esaurisce certo l’analisi della qualità d’immagine di una fotocamera che dipende da tanti altri fattori. Certo è però che a parità di qualità degli obiettivi (ce ne sono di eccellenti per Micro 4/3, ma anche per APS e fullframe) e dei sensori il formato maggiore è avvantaggiato.
Ho inserito come puoi vedere anche nel confronto il formato Micro 4/3 con un 14-150. Se fosse un 14-140 e avesse un’apertura di f/3,5 invece che 4,0 le cose cambierebbero ben poco. La sua profondità di campo dipenderebbe comunque da parametri fisici come la focale ed il diametro del diaframma e non dalla sua progettazione. Come si vede questa combinazione è superata per quanto riguarda il diaframma equivalente dalla Sony RX10 e dista da una combinazione equivalente APS con 18-200 di 1 stop. Questo dipende da leggi fisiche e non ha nulla a che fare con compromessi di progettazione o altro. Non significa nulla dire che il 12-35/2,8 non centra il bersaglio, mentre il 14-140 si: entrambi sono ottimi obiettivi, ma è il formato del sensore su cui sono progettati ed usati che determina queste caratteristiche. Per ovviare parzialmente a queste limitazioni Olympus ha proposto qualche hanno fa degli zoom 12-35 e 35-100 f/2,0 in modo da consentire di restringere la PDC e di usare sensibilità inferiori per un migliore rapporto segnale/rumore che però si sono rivelati grandi, pesanti e costosi come i 24-70 e 70-200 f/2,8 usati sulle fullframe.
Chiaramente poi nel confronto non si tiene conto delle dimensioni, del peso e dei costi delle fotocamere in oggetto che invece sono fattori importanti per la loro scelta ed il loro uso.
Infine riguardo alla profondità di campo è vero che con una lunga focale questa è più ristretta (in realtà non è vero nemmeno questo, ma ai fini di questa discussione non è determinate), ma per ottenere la stessa inquadratura di un obiettivo con focale più corta ci si deve allontanare di molto dal soggetto e questo cambia totalmente la prospettiva della foto. Non si parla più di foto equivalente.
Ciao, Francesco
Sul fatto che la sua profondità di campo dipenda da parametri fisici come la focale ed il diametro del diaframma e non dalla progettazione dell’ottica siamo d’accordo — del resto non ho mai inteso affermare il contrario. Così come sul fatto che a parità di apertura numerica e di tecnologia il sensore col formato maggiore sia avvantaggiato non ci piove — pensavo fosse chiaro nella mia premessa.
Tuttavia nel paragonare m43 ad APS a mio parere bisogna innazitutto tener conto delle caratteristiche tipiche delle lenti del sistema; è notorio come le lenti del sistema m43 siano solitamente nitide già alla massima apertura — così come per contro risentono prima degli effetti della diffrazione — per cui se il mio scopo fosse quello di ottenere un’immagine nitida su una stessa porzione dell’inquadratura, allora a parità di tutto il resto con un APS con un generico kit-zoom potrei essere costretto a chiudere il diaframma, mentre con un Panasonic 14-45 di prima generazione (il kit zoom della G1) magari non sarei costretto a farlo; per fare un esempio supponiamo di scattare a 28mm equivalenti (dunque 14 e 18 rispettivamente per i due formati), e che le aperture massime siano f3.5: a quel punto se il kit della APS mi costringesse ad un solo stop down, il vantaggio di 2/3 EV dato dalle dimensioni del sensore è perso.
È importante notare che questa caratteristica vale non solo per gli zoom ma anche per le lenti a focale fissa.
Cerco, poi, di spiegare quanto i giudizi che precedentemente esprimevo sul 14-140 ed il 12-35 Panasonic. In pratica secondo me il giudizio su un’ottica è legato innanzitutto all’impiego cui quella lente vorrebbe essere dedicata.
E dunque il 14-140 — en passant, è chiaro che tra 3.5 e 4 c’è poca differenza; tuttavia è interessante notare come nel giro di una generazione Panasonic sia riuscita a realizzare un 14-140 con le stesse aperture minime (3.5) e massime (5.6) del kit zoom di prima generazione (che era un 14-45, dunque 5.6 è la massima apertura a 90mm equivalenti), laddove il suo superzoom di prima generazione era, se non erro, 4.0-5.8, il tutto riducendone le dimensioni e l’architettura, e migliorando la qualità dell’immagine (anche se risparmiando un po’ sulle finiture) — è una lente all around, quindi il primo obiettivo che il progettista si deve proporre è quello di renderla il più possibile portatile senza compromettere troppo la qualità dell’immagine; considerando la compattezza di questo 10X di Panasonic rispetto, chessò, ai vari 18-200 per E-mount, direi che m43 fa egregiamente.
Invece il 12-35X ed il 35-100X si propongono come una lenti pro, top della gamma, di elevata qualità costruttiva e dell’immagine, e, credo, addirittura tropicalizzate; tuttavia mentre un kit zoom come il sopracitato 14-45 tiene botta (anzi, specie al WA verosimilmente dà punti) ai kit zoom delle APS, qui Panasonic (ed Olympus, se è per questo) arrivano corte, perchè pur riuscendo ad essere competitive sulla nitidezza, la qualità costruttiva, etc., non possono affatto competere con il corrispettivo zoom top della gamma per APS quanto a controllo della profondità di campo: da un lato i 2/3 di stop dovuti alle dimensioni del sensore, dall’altro il fatto che per focali equivalenti m43 utilizza focali fisiche minori, fanno sì che praticamente non ci sia gara (non a caso l’accusa più comunemente rivolta alle m43 è che è “tutto a fuoco”).
Spero almeno stavolta di essere stato chiaro, e mi scuso per i tanti refusi disseminati qua e là.
Rocco,
non ti devi scusare per i refusi, ne faccio tanti anche io nello scrivere.
Le tue argomentazioni sono chiare, l’unica cosa che non mi trova d’accordo è che necessariamente gli obiettivi per Micro 4/3 diano il meglio a tutta apertura e quelli per APS solo se diaframmati. Dipende da obiettivo a obiettivo, ma la mia esperienza e le mie misure non concordano con ciò.
Ciao, Francesco
Aggiungo, io per mia piccola esperienza direi che non esistono obiettivi non sufficientemente risolventi a massima apertura per le caratteristiche che debbono assolvere. Un ritrattista non è un macro. Inoltre spesso ad occhio è difficile disquisire sulla maggior nitidezza confrontando ottiche a massima apertura su sensori di formato diverso. Il sensore più piccolo aumentando la propria PDC tende a migliorare il punto di messa a fuoco (e l’area) dando anche un’apparente sensazione di maggior definizione.
Devo farti l’ennesimo complimento, per le tue eccellenti disamine tecniche ineccepibili, equilibrate, e di gran esperienza.
Non c’è nulla di più esaustivo, complimenti sinceri.
Nick
grazie Francesco per l’ulteriore chiarimento a proposito della Stylus
Complimenti Francesco per questo utilissimo articolo che consente di mettere un buon punto di partenza per valutare le cartteristiche e le possibilità di una macchina a confronto del top Full Frame.
Complimenti per l’articolo, molto chiaro anche per un semplice “appassionato” di fotografia. Posseggo la Sony RX100 (prima serie, a quanto ho capito ne hanno sfornato una seconda serie…) , che uso alternandola alla D7000 di Nikon. La Rx100 è per molti aspetti favolosa e basta una bustina da attaccare alla cintura per averla sempre con sè, Non saprei dirti sulla perdita di qualità aumentando lo zoom, probabilmente perchè non ho l’abitudine di valutare le foto pixel per pixel con ingradimenti mostruosi a monitor. Sarò un nostalgico (e un dilettante), ma quando una foto riesce bene stampo in A4 e via… Ero indeciso fra una micro43 e questa Rx100 ed alla fine ha prevalso il discorso: la reflex la hai, prendi una compatta, se no non ha senso. Scelta azzeccatissima, adoro la RX100 e mi fa piacere vedere sul tuo articolo che vi sono ottime ragioni tecniche sotto.
Grazie, saluti.
uso una micro4/3 col 20mm 1.7 e vi garantisco che da risultati sorprendenti a tutta apertura 🙂 , ottimo stacco del soggetto e un gradevole sfocato .
Anche se non particolarmente recente ho letto con piacere l’articolo. Dato che sono in procinto di acquistare una rx100m4, sollevo a voi un mio dubbio: le fotocamere ( apsc e fullf.)testate sino stare equipaggiate con varie ottiche, secondo voi quella sarebbe stato il risultato se quest’ultime fossero state testate con l’ottica standard in dotazione 18-55 3,5-5,6? Vi chiedo questo perché sono indeciso se acquistare la RX100 oppure una apsc senza però acquistare altre ottiche…. secondo voi la RX100 potrà fare meglio? grazie 1000
Valerio,
le fotocamere come la Sony RX100 e successivi modelli sono nate per avere una macchina tascabile che non faccia troppo rimpiangere la qualità d’immagine di reflex e mirrorless. Può essere anche l’unica fotocamera, basta di non pretendere che possa fare tutto quello che fanno quelle ad obiettivi intercambiabili e usarla non aumentando eccessivamente la sensibilità. Per quanto buono infatti il sensore della Sony non è allo stesso livello dei migliori APS, anche se la luminosità dell’obiettivo lo aiuta.
Comunque molti dei miei test di reflex e mirrorless APS sono stati effettuati con gli obiettivi standard 18-55 forniti in kit e puoi riferirti a quelli.
Ciao, Francesco