Panasonic LX-7

Panasonic ha presentato la nuova LX-7 compatta “premium”. La LX7 ha un sensore MOS di dimensioni leggermente inferiori a quelle della precedente LX-5, 1/1,7″ invece di 1/1,63″., ma dispone dell’obiettivo più luminoso fra tutte le compatte. E’ un Leica Vario-Summilux f/1,4-2,3 equivalente ad un 24-90 mm. Il sensore ha 10 Mpx e permette di scattare in raffica fino a 10 fg/ e di riprendere video 1080p (1920×1080 pixel) 50p. in formato AVCHD progressivo, o alla metà della velocità in MP4. Ha inoltre una ghiera per la regolazione del diaframma attorno all’obiettivo e permette l’uso di un mirino elettronico opzionale.

Le principali caratteristiche della LX-7 sono:

Sensore: MOS 1/1,7” da 10,1 Megapixel
Obiettivi: LEICA DC VARIO-SUMMILUX F1,4-2,3, con grandangolo da 24 mm
Sistema di inquadratura: display LCD 3”, mirino opzionale (DMW-LVF2)
Registrazioni video: Full HD (1.920 x 1.080) 50p (PAL) in formato AVCHD Progressive, HD (1.280 x 720) in formato MP4 ad alta velocità (100 fps)

Riporto il comunicato stampa di Panasonic:

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Fotocamera digitale compatta di qualità superiore con obiettivo LEICA DC VARIO-SUMMILUX F1,4 dalle eccezionali possibilità creative

DMC-LX7 è equipaggiata con un obiettivo LEICA DC VARIO-SUMMILUX ultragrandangolare da 24 mm ultra con apertura F1,4 sul grandangolo e F2,3 sul tele. La straordinaria quantità di luce permette non solo di scattare con tempi dell’otturatore molto bassi per immagini nitide anche in situazioni di scarsa illuminazione, ma anche di conferire espressività agli scatti riproducendo delicate gradazioni cromatiche e caldi fuori fuoco. Il rivestimento Nano Surface Coating è applicato alle lenti per ridurre al minimo gli effetti ghost e flare.

DMC-LX7 adotta il nuovo sensore MOS 1/1.7” da 10,1 Megapixel che migliora il rapporto S/N di 1,5 dB rispetto alla precedente DMC-LX5. Le immagini risultanti vantano un’elevata risoluzione e chiarezza anche quando si imposta l’ISO su valori bassi, guadagnando in termini di ricchezza delle gradazioni e di estensione della gamma dinamica, persino quando l’inquadratura presenta forti contrasti. I sistemi Intelligent Noise Reduction e Multi-process Noise Reduction contribuiscono alla riduzione del rumore e a rendere chiare le immagini.

DMC-LX7 gestisce in modo preciso la notevole quantità di luce che entra nell’obiettivo con la nuova ghiera del diaframma, il filtro ND interno, la levetta di messa a fuoco e il selettore posteriore. La ghiera permette un controllo diretto e intuitivo dell’apertura del diaframma. Il filtro ND interno consente di aprire il diaframma per ottenere un fuori fuoco persino in esterni illuminati dal sole, o per avere l’effetto dell’acqua che fluisce o schizza ricorrendo a una ridotta velocità dell’otturatore.

Il Creative Control di DMC-LX7 offre 16 effetti artistici, di cui 2 esclusivi: Radial Defocus e Smooth Defocus. Radial Defocus aggiunge un effetto fuori fuoco che si espande in direzione radiale partendo dalla sorgente luminosa, mentre Smooth Defocus rende il fuori fuoco ancora più morbido. In più, con Time Lapse Shot, si possono effettuare scatti con inquadratura fissa in momenti diversi per osservare ad esempio lo sbocciare dei fiori, il movimento delle nuvole, o il comportamento degli animali selvatici nel loro ambiente naturale. La fotocamera si attiva automaticamente una volta impostati l’orario di avvio, l’intervallo di tempo tra una foto e l’altra, e il numero di foto da scattare.

DMC-LX7 registra fluidi filmati Full HD 1.920 x 1.080 50p (PAL) in formato AVCHD Progressive, e il suono Dolby® Digital Stereo Creator associato ai video è stereo e di alta qualità. Questa fotocamera può anche filmare in formato MP4 in HD (1.280 x 720) ad alta velocità 100 fps (PAL) per catturare scene non visibili a occhio nudo, che però possono essere riprodotte in spettacolari slow motion.

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La LX-7 ha un nuovo obiettivo di eccezionale luminosità f/1,4-2,3, mai raggiunta per le compatte. Inoltre il marchio Leica Summilux ne garantisce l’ottima qualità. Con questa luminosità sarà possibile fotografare anche in poca luce senza aumentare troppo la sensibilità Iso, a vantaggio della qualità d’immagine. Peccato che il sensore, invece di essere più grande come le voci in rete preannunciavano, è leggermente più piccolo. La sua tencologia MOS però è diversa rispetto al CCD della LX-5 e dovrebbe compensare il lieve calo di dimensioni. La macchina però è diventata anche leggermente più grande e pesante riducendone la tascabilità già al limite nella LX-5.

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0 commenti su “Panasonic LX-7”

  1. Ciao Francesco,
    complimenti per il blog e le tue sempre chiare e limpide considerazioni e opinioni sui dispositivi fotografici.

    Ero molto interessato alla Panasonic LX-5, ma ora vedo che è uscita la sorella maggiore lx-7, decisamente più luminosa e con il full HD. Inoltre la ghiera sull’obiettivo è molto comoda e funzionale (come ho avuto modo di provare sulla Olympus xz-1).

    Hai in progetto di testarla a breve?

    Complimenti ancora.

  2. Ciao Francesco,
    sulla carta, per quel che può valere, meglio la luminosità della LX-7 oppure il sensore di maggiori dimensioni della sony RX100 ??
    Pensi di poter testare anche la RX100??
    Grazie mille e complimenti !!!

    1. Ciao Fabio,
      provo a risponderti io: il sensore della Sony RX100 è più grande di 1,7 volte rispetto a quello della LX7. Questo significa e dovrebbe guadagnare approssimativamente 1 stop e mezzo come qualità dell’immagine. Cioè, 100 iso della Panasonic dovrebbero corrispondere a 300 iso della Sony. Il sensore Sony vanta una risoluzione maggiore (20 Mp contro 10 Mp). L’ottica della Panasonic non è molto più luminosa in grandangolo (3/4 di stop), ma in tele la differenza è più marcata (2 stop abbondanti).

      Le ultime considerazioni che farei sono le seguenti:

      – a quel prezzo si trova una mirrorless con sensore di dimensioni maggiori anche rispetto alla RX100: la tendenza del mercato sembra spingere verso sistemi di messa a fuoco ibridi, molto più veloci di quelli delle compatte, e obiettivi in kit collassabili che renderebbero le mirrorless quasi tascabili

      – se la Sony rx100 monta lo stesso sensore della serie 1 Nikon, che ha dimostrato una qualità straordinaria (al livello delle mirrorless 4/3, di poco inferiore alle Apsc), allora la differenza di due stop in tele sarebbe compensata dalla qualità del sensore, e la scelta tra RX100 o mirrorless si baserebbe su compattezza contro obiettivi intercambiabili e (in alcuni casi) mirino elettronico

      – un’obiettivo da 90mm e apertura f2.3 è buono per i ritratti, ma il vantaggio in termini di limitata profondità di campo si perde in gran parte a causa del sensore di dimensioni inferiori

      Simone

      1. Grazie mille Simone,
        mi hai fornito spunti di riflessione davvero interessanti; approfitto della tua disponibilità e competenza per chiederti un altro paio di precisazioni:
        – quindi dovrebbe essere più agevole ottenere effetti di sfuocato su un ritratto con la RX100 a 90mm f4.9 che con la LX7 a 90mm f2.3 ??
        – La superficie del sensore della RX100 (8,8*13,2=116,2) è circa 2,9 volte quella del sensore della LX7 (5,6*7,4=41,4); tu hai fatto riferimento ad 1,7 volte ed hai utilizzato questo parametro come indicazione del miglioramento in termini di qualità d’immagine: qual’è il riferimento più corretto ?? La cosa mi interessa molto in quanto, se pur a livello indicativo, mi potrebbere risultare davvero utile in fase di valutazione.
        – Visto il prezzo della RX100 sto valutando molto seriamente la serie 1 di Nikon o una 4/3 ma non ho trovato uno zoom 28-100 oppure anche 24 – 90 con una luminosità ed ingombro paragonabile a quello dalla rx100 (f1,8-f4,9), o notato diversi fissi molto interessanti (soprattutto 4/3) ma aumenterebbero di parecchio anche i costi e gli ingombri visto che ne dovrei comprare come minimo un paio (forse meglio 3) per avere la stessa flessibilità: l’unico collassabile risulta essere il panasonic 14-42 power zoom ma non particolarmente luminoso: f3,5-f5,6. Ritieni che una panasonic gf5 con il 14-42 power zoom risulti sensibilmente superiore alla RX100 ??
        Grazie davvero della tua disponibilità.
        Fabio.

        1. Ciao Fabio,
          copio una risposta di Francesco che temo sia finita nel thrad sbagliato:

          “Massimo,
          aggiungerei che la RX100 è anche più piccola e leggera della LX-7 e che,oltre il vantaggio del sensore piùgrande, anche se diminuito dall’obiettivo meno luminoso in tele, ha anche il vantaggio di avere 20 Mpx invece che 10. Questo vuol dire una risoluzione maggiore, specialmente alle basse sensibilità.
          Le Nikon invece montano un sensore da 10 Mpx.
          Le mirrorless comunque sono migliori per qualità d’immagine, ma anche un po’ più grandi e non tascabili a causa dell’obiettivo. La più piccola è la Panasonic GF5, o GF3, con lo zoom Panasonic X 14-42 collassabile, grande più o meno come la LX-7 e che costa più o meno come la RX100 e come presumibilmente la LX-7, poco più di 500 €, ma non ha l’obiettivo luminoso come le altre due. Per averlo dovresti prendere in più il Panasonic 20/1,7 che costa sui 400 €.
          Ciao, Francesco”

        2. Ciao Fabio,
          non dovresti incontrare grosse nello sfuocato in tele con le due macchine indicate.

          Per il calcolo della quantità di luce raccolta da un sensore è corretto partire dalla superficie, come dimostrato da Francesco in questo articolo: http://francescophoto.wordpress.com/2009/11/06/sensori-pixel-e-rumore/

          Il mio parametro di 1,7 volte è inaccurato: la diagonale del sensore della RX100 è 1,7 volte la diagonale del sensore della LX7, e quindi la superficie è 1,7×1,7=2,9 volte come hai scritto tu. Quello che ti interessa è la differenza (almeno teorica) di uno stop e mezzo nella qualità di immagine. Questo si ottiene calcolando il logaritmo in base 2 di 2,9 (cioè quante volte devi raddoppiare la superficie del sensore della LX7 affinché equivalga alla RX100). Il logaritmo in base 2 di 2,8 è uguale a 1,5 ed ho preso quello per approssimazione.

          Qui trovi il mio articolo in cui metto in relazione superficie del sensore, diaframma, iso e rumore: http://francescophoto.wordpress.com/2011/01/24/fotografia-e-rumore/

          In breve:
          – ad un raddoppio di superficie del sensore corrisponde un aumento di +1 stop di luce catturata, e quindi un incremento corrispondente nel rapporto segnale/rumore
          – ad un raddoppio della sensibilità ISO corrisponde un aumento di +1 stop di sensibilità e di presenza di rumore, cosicchè da ISO 100 a ISO 400, per esempio, c’è una differenza di 2 stop (4=2^2)
          – ad una moltiplicazione di apertura del diaframma di 1,4142 corrisponde un dimezzamento della luce in ingresso e quindi una diminuzione di -1 stop, cosicchè da f1.8 a f7.2, per esempio, c’è una differenza di 4 stop
          – ad un raddoppio del tempo di esposizione corrisponde un raddoppio della luce in ingresso e quindi un aumento di +1 stop, cosicchè passando da un’esposizione di 1/128” a 1/16” c’è una differenza di 3 stop

          Simone

          1. Ho riscontrato, a mio avviso, una serie impressionante di inesattezze negli articoli e nei commenti pubblicati su questo blog riguardo a sensori, pixel, rumore, ecc.
            Vorrei ricordare che la maggior quantità di luce che illumina il sensore più grande è semplicemente quella che gli è necessaria per ottenere la stessa foto fatta dal sensore di dimensioni minori, con gli stessi parametri di esposizione.
            Se riprendo la stessa scena con una reflex dx e con una full frame o con macchine di maggiore formato, con obiettivi di focale equivalente nei rispettivi formati, i parametri di esposizione saranno gli stessi.
            Aumentando l’area da illuminare occorre una maggior quantità di luce per ottenere la stessa esposizione, che viene fornita dall’obiettivo, che salendo nei formati, ha uguale numero F ma diametro effettivo maggiore.
            La seguente citazione per meglio precisare le mie affermazioni…

            “Il diaframma funziona come un “rubinetto” della luce: ogni volta che, chiudendolo, si passa da un numero a quello immediatamente superiore, si dimezza la quantità della luce che passa attraverso l’obiettivo.
            Poiché l’apertura è al centro dell’obiettivo, l’immagine subirà un aumento o una diminuzione uniforme della luminosità.

            Con i numeri f ogni obiettivo, indipendentemente dal formato della macchina o dalla lunghezza focale, messo a fuoco sullo stesso soggetto (a grande distanza) con la medesima apertura di diaframma forma un’immagine della stessa luminosità.

            I numeri f della scala dei diaframmi di un obiettivo indicano un rapporto, cioè la lunghezza focale per l’effettivo diametro dell’apertura. Così f/2 significa che l’apertura del diaframma misura metà della lunghezza focale; f/4 significa che è un quarto e così via.
            Questo sistema è particolarmente utile perché ogni numero f ci da importantissime informazioni su due fattori fondamentali per la luminosità
            dell’immagine:
            1) la distanza fra l’obiettivo e l’immagine: raddoppiando la distanza di una sorgente luminosa da una superficie la quantità di luce che questa riceve diminuisce di quattro volte.
            2) il diametro del fascio di luce: raddoppiando il diametro di un cerchio,la sua area si quadruplica.
            Allo stesso modo raddoppiando (o dimezzando)l’apertura del diaframma, l’immagine sarà quattro volte più (o meno) luminosa.”

            La superficie del sensore più grande non possiede virtù magiche capaci di moltiplicare la luce disponibile.
            Le differenze nel rapporto segnale/disturbo misurato sono principalmente dovute alle tecnologie costruttive differenti impiegate nelle diverse generazioni di sensori, che tendono a ridurre la superficie occupata dalla circuitazione, a vantaggio dell’area fotosensibile, con l’impiego sempre più esteso di microlenti “gapless” sul sensore stesso e probabilmente di materiali che migliorano la sensibilità dei fotorecettori.
            Quando si valutano le foto, poi, occorre ricordare che anche la tecnologia dei circuiti di elaborazione del segnale delle fotocamere e dei programmi che li gestiscono si evolve da una generazione all’altra, introducendo un altro fattore che rende sempre più difficile attribuire solo al sensore certe qualità.
            Un ultimo appunto… collapsible si traduce con retrattile, non con “collassabile”, quindi alcuni obiettivi, ad esempio il Panasonic 14-42 X sono retrattili, il collasso viene a me quando leggo queste traduzioni a orecchio!

            Enrico.

          2. Enrico,
            quando fai delle critiche ad un intero blog e lo accusi di inesattezze verifica prima di aver capito quanto è stato scritto.
            Tutta la lezione che tu hai scritto sui valori di diaframma eccetera è corretta, ma non c’entra nulla con il rapporto segnale rumore di un sensore, cosa che tu non hai capito.
            Il rapporto segnale/rumore dipende invece direttamente dalle dimensioni, o equivalentemente dalla superficie del sensore, e non dal numero di pixel.
            Infine non sei nemmeno riuscito a capire di aver inserito il tuo commento nell’articolo sbagliato quindi non inserire ulteriori commenti in qui. Invece pretendi di dare lezioni sulla traduzione dei termini inglesi.
            Collassabile è una parola italiana e va benissimo per tradurre “collapsible” indipendentemente da quello che tu possa pensare.
            Francesco

          3. Vorrei aggiungere che i tests di DxOmark dimostrano ulteriormente, se ce ne fosse bisogno, le mie affermazioni.
            La Nikon D800 ha un rapporto segnale/disturbo migliore delle Hasselblad testate dal sito, nonostante la più che doppia superficie dei loro sensori .
            A quanto mi risulta, inoltre, la Nikon serie 1 impiega un sensore prodotto dalla Aptina http://nikonrumors.com/2011/11/04/teardown-of-the-nikon-v1-camera.aspx/, mentre la D3200 un sensore Nikon, come anche le D3,D3S, D700 e D3100 http://nikonrumors.com/2012/06/22/the-sensor-inside-the-d3200-is-made-by-nikon.aspx/.
            Probabilmente la Sony impiega un suo sensore sulla RX100, ma non ne sono certo.
            Enrico.

          4. Enrico,
            chiarito che il tuo commento si riferiva a quello di simone del 25 luglio posso aggiungere che Simone ha solo un po’ semplificato ed in realtà voleva dire che a parità di tecnologia un sensore più grande guadagna uno o più stop (rapportati alla sensibilità Iso) nel rapporto segnale/rumore. Ovviamente la luce catturata è maggiore ma si distribuisce su una superficie più grande e quindi a parità di diaframma, tempo e sensibilità l’esposizione è la stessa.
            Per quanto riguarda il confronto fra D800 e Hasselblad purtroppo DXOMark non ha provato le ultime Hasselblad quindi non è possibile proporlo in quanto si tratta di sensori con livelli di tecnologia molto differenti.
            Ciao, Francesco

  3. Caro Francesco, sono un fotoamatore evoluto e fotografo da sempre. Sono stufo di portare dietro con me una Reflex con tanti obiettivi o anche solo due “essenziali” perchè troppo ingombranti e pensavo di acquistare una compatta premium o una mirroless micro 4:3 ora che finalmente esistono obiettivi luminosi e che montano filtri (amo il polarizzatore) …ma non si parla mai neanche nei manuali utenti di chiusura di diaframma…mi interessava la la nuova LX-7 ma ho scoperto perchè provata personalmente dato che non riuscivo a saperlo dato che non se ne parla mai, che chiude solo a f 8 ed è poco per me perchè non ha pèrofondità di campo adeguata…dovrebbe chiudere almeno a 11 …meglio a 22 … allora Ti domando: esistono compatte premium con escursione diaframmatica da f1.4 o 2.8 max a f 22 almeno? Ed esistono con la grafica focali/distanze sulla ghiera dell’obiettivo per “trovare” l’iperfocale? … Sarebbe la Compatta premium per me con escursione focale almeno 28mm-100 circa …. e tra le Mirroless micro 4:3 ad obiettivo intercambiabile?
    Ti ringrazio se vorrai rispondermi ed indicarmi i midelli eventuali sia premium che 4:3…grazie
    tuo
    Gustavo

    1. Gustavo,
      la tua domanda è molto interessante e richiederebbe la scrittura di un articolo, o forse più d’uno, per spiegare tutte i concetti e le implicazioni tecniche, funzionali e di uso che comportano le fotocamere in funzione delle dimensioni dei loro sensori e degli obiettivi usati.
      Per adesso mi limito alle conclusioni.
      Le fotocamere con sensori piccoli, compatte e bridge, hanno a parità di valore di chiusura del diaframma (f-stop) una profondità di campo molto più ampia di quelle con sensore più grande. Questo semplificando al massimo è dovuto alla ridotta lunghezza focale degli obiettivi che comporta, a parità di f.stop, anche un ridotto valore dell’apertura (diametro) del diaframma. Quindi, riferendomi alla Panasonic LX-7 che ha un sensore da 1/1,7″ (7,5×5,6 mm) e uno zoom con focale 4,7-17,7 mm (equivalente ad un 24-90 mm), la sua profondità di campo ad una determinata apertura di diaframma equivale a quella di una fotocamera fullframe con il diaframma più chiuso di 4 e 1/3 stop e a quella di una fotocamera APS con il diaframma più chiuso di 3 stop. In pratica la LX-7 a f/1,4 ha una profondità di campo equivalente a f/6,3 su una fullframe e f/4,0 su una APS. f/8 sulla LX-7 equivale, per la profondità di campo, a f/36 su una fullframe e f/22 su una APS. I sensori piccoli però risentono degli effetti della diffrazione a valori di f-stop molto più aperti dei sensori più grandi, a parità di numero di pixel, a causa della dimensione più ridotta dei loro pixel. Un sensore da 1/1,7″ risente degli effetti della diffrazione già a f/4,0, come puoi leggere nel mio articolo Diffrazione e risoluzione, con diminuzione della risoluzione e riduzione della qualità d’immagine. A f/8,0 in pratica un sensore da 1/1,7″ avrà una risoluzione pari a circa 1,4 Mpx. Questo è il motivo per il quale le compatte e le bridge non possono chiudere il diaframma oltre questi valori, ai quali comunque hanno una profondità di campo elevatissima con tutto praticamente a fuoco. Di solito però è preferibile non usare valori così chiusi e scattare con aperture molto più grandi, tanto la profondità di campo è ampia. La difficoltà semmai si presenta quando si vuole limitare la profondità di campo perchè anche a f/1,4 questa è sempre molto ampia.
      Infine nessuna compatta attuale riporta più la scala delle distanze sull’obiettivo, e anche molti obiettivi per reflex non la riportano più.
      Ciao, Francesco

      1. Grazie infinite Francesco… sei stato molto esaustivo e hai aperto in me una nuova prospettiva ed interesse per approfondire questi argomenti e scegliere quindi con più “competenza” una eventuale compatta premium o una micro 4:3…

        Ora il problema si ribalta, dopo quanto hai spiegato, perchè devo capire come potrei ottenere un una immagine senza profondità di campo… per esempio in un ritratto dove volessi che il viso risaltasse su uno sfondo assolutamente sfuocato e “diventato solo colore o insieme di colori” … 🙂

        Grazie ancora
        Gustavo

        1. Gustavo,
          per avere lo sfondo sfuocato ci vuole un grande sensore ed una grande apertura, quindi minimo una mirrorless APS con un obiettivo luminoso o una Micro 4/3 con uno ancora più luminoso. Non a caso Olympus sta introducendo nel corredo Micro 4/3 dei focale fissa luminosi ed ha nel corredo 4/3 degli zoom f/2,0 (pesantissimi e costosissimi).
          Ciao, Francesco

  4. Ciao Francesco, devo dire che il tuo blog è davvero interessante.
    Premetto di essere un amatore ma non un professionista. Sono in procinto di acquistare una compact e desidero un prodotto di qualità che mi permetta di avere buone foto anche in condizioni di luce non proprio ottimale.Volevo un tuo parere tra la panasonic lx-7 e la sony rx100. Rapporto qualità/prezzo. Confrontando alcune foto sul web la lx-7 sembra rendere i colori più vivi, non vorrei però vorrei che questo significhi falsare la reale cromia. Grazie

    1. Giuseppe,
      mi chiedi un consiglio fra due delle migliori compatte disponibili e che sono anche tra le mie preferite insieme alla Fujifilm XF1.
      La scelta non è facile perchè ognuna ha molti pregi e qualche difetto. La Panasonic LX-7 ha un eccellente obiettivo con un’elevata luminosità che consente di scattare in tutte le condizioni con diaframmi aperti e senza aumentare troppo la sensibilità. La Sony RX100 ha un obiettivo altrettanto buono (forse anche migliore), ma luminoso solo alla focale grandangolare. Ha però un sensore molto più grande della LX-7 e con molti più pixel /20 Mpx contro 10). Questo le consente di compensare ampiamente la luminosità inferiore alla focale tele, mentre alla focale grandangolare la superiorità è evidente. Soprattutto le sue foto hanno molti più dettagli e sono più nitide a tutte le sensibilità. I colori con le impostazioni di base sono migliori e più vivi con la Sony, con la Panasonic ho dovuto modificare le impostazioni di nitidezza e saturazione per avere delle buone foto.
      Dal punto di vista ergonomia e comandi le due fotocamere si equivalgono, mentre dal punto di vista delle dimensioni la Sony è in grande vantaggio: è veramente tascabile, mentre la Panasonic è un po’ più grande e crea qualche difficoltà.
      Tutto sommato la Sony RX100, che considero la migliore compatta tascabile, è preferibile.
      Puoi leggere i miei test Panasonic LX-7: test e Sony RX100: test
      Ciao, Francesco

  5. Forse sono un po in ritardo. Ci provo lo stesso. Intensionato ad acquistare la lx7 ho letto questo interessante articolo insieme a rutti i commenti. Mi chiedo, parlando fa neofita:
    Scattando una foto alla massima apertura (24mm) ad un soggetto (classico ritratto con panorama alle spalle), lo sfondo viene sfocato del tutto oppure é piú o meno nitido e distinguibile, piú o meno come avviene per le compatte classiche?
    In pratica, il mio obiettivo é quello di fare una foto con un soggetto dove si possa capire il luogo in cuici si trova.

    1. Angelo,
      la profondità di campo (PdC), cioè la fascia davanti e dietro al soggetto che si vede a fuoco, dipende dalla lunghezza focale dell’obiettivo e dall’apertura del diaframma. I 24 mm che tu indichi sono la lunghezza focale equivalente in formato 35 mm o fullframe dell’obiettivo che in realtà al suo minimo ha una focale di 4,7 mm. A questa focale la PdC varia e aumenta chiudendo il diaframma. A f/1,4, l’apertura massima, lo sfondo sarà abbastanza sfocato rispetto al primo piano se questo è vicino. Chiudendo il diaframma a f/5,6 ad esempio invece sarà quasi tutto a fuoco. Aumentando la focale dell’obiettivo la PdC si restringerà in proporzione e ai 90 mm di focale equivalente massima sarà inferiore rispetto ai 24 mm. In ogni caso la PdC sarà sempre molto superiore a quella di una reflex con sensore grande e vicina a quella di tutte le altre compatte, anche se un po’ inferiore per il sensore un po’ più grande della media e se si usano le massime aperture dell’obiettivo.
      Ciao, Francesco.

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