La Sigma SD1 è’ una reflex con sensore APS con tecnologia Foveon X3 da 15,3 Mpx per 3, cioè 46 Mpx. Il corpo è in lega di magnesio impermeabilizzato e la costruzione di livello professionale. E’ l’ultima evoluzione delle reflex Sigma dotate di sensore Foveon. La sua presentazione alla Photokina 2010 aveva suscitato grande interesse, ma poi il prezzo inizialmente proposto, sui 7.000 € come per una fullframe professionale, aveva smorzato gli entusiasmi. Ora viene riproposta, in una versione denominata Merrill e identica alla precedente, ad un prezzo sempre alto, ma più ragionevole, di circa 2000 € solo corpo. Questo la pone in concorrenza con le APS di fascia alta come la Canon 7D e la Nikon D300s.
La SD1 è una reflex interessantissima perchè il suo sensore è completamente differente da quelli montati su tutte le altre fotocamere (tanne le Sigma). E’ infatti un sensore di tipo Foveon X3, costituito da tre strati di pixel sensibili a diversi colori, rispettivamente blu, verde e rosso, come nelle pellicole fotografiche. I sensori tradizionali, denominati Bayer, invece hanno un solo strato, sensibile a tutto lo spettro della luce. Per poter riprodurre un’immagine colorata, nei sensori di tipo Bayer, davanti ai pixel sono posti dei filtri colorati, il 50% verde, il 25 % blu e il 25 % rosso.
Per poi ricostruire l’immagine a colori si usa un algoritmo di interpolazione, detto di Bayer dal nome del suo inentore, che consente di ricostruire l’informazione di colore mancante per ciascun pixel da quelli vicini. Come ho spiegato nell’articolo “La vera risoluzione dei sensori“, l’uso di questa tecnica fa si che la vera risoluzione dei sensori “Bayer” sia il 50-60 % o poco più di quella nominale. Un sensore da 18 Mpx, come quello delle Canon APS, ad esempio ha una risoluzione effettiva di circa 10-11 Mpx. Un altro inconveniente dei sensori Bayer è l’effetto “moire”, bande colorate che si producono in presenza di soggetti con trame regolari e ripetitive (esempio una griglia o una persiana). Questo succede a causa dell’interpolazione che calcola i colori in base ai pixel vicini. Per evitarle davanti ai sensori è posto un filtro cosiddetto “antialias” che ne riduce la risoluzione a valori che evitano l’effetto moirè. Con i sensori Foveon questo non succede. Infatti ogni pixel ha l’informazione completa del colore derivante dai tre strati sensibili. Non è necessario quindi applicare l’interpolazione. Inoltre visto che ogni pixel può ricevere i tre colori è possibile eliminare il filtro antialias non limitando in alcun modo la risoluzione del sensore. L’effetto moirè, che può essere presente anche se in forma molto più ridotta che sui sensori Bayer, viene controllato via software. Inoltre la riproduzione dei colori è molto più fedele alla realtà.
Fino ad oggi le uniche reflex con sensore Foveon, le Sigma, avevano però dei sensori di formato leggermente inferiore all’APS (fattore moltiplicativo 1,7) e soprattutto con un numero ridotto di pixel. L’ultimo modello SD15, ha 4,7 Mpx per 3, e può essere paragonato come risoluzione ad un sensore Bayer da 8 Mpx.
La nuova SD1 però è una cosa molto diversa. Il suo sensore ha finalmente la dimensione APS (fattore moltiplicativo 1,5x) e la risoluzione è elevata 15,3 Mpx per 3. Questo corrisponde, come risoluzione, ad un sensore Bayer da almeno 24 Mpx.
La SD1 quindi promette un’altissima risoluzione e un’elevata qualità d’immagine.
Anche le altre sue caratteristiche sono di classe elevata: corpo in lega di magnesio sigillato contro polvere ed umidità, elaboratore d’immagine “TRUE II” doppio, 11 punti AF a croce, schermo da 3′ e 460.000 pixel, mirino con copertura del 98 % e ingrandimento 0,95x (reale 0,64x), innesto obiettivi Sigma SA con la disponibilità di tutta la gamma di obiettivi Sigma. Le dimensioni sono 145x112x80.
La sensibilità varia da 100 a 6400 Iso. La SD1 manca però di due caratteristiche che tutte le sue concorrenti hanno: il live view e la possibilità di riprendere video.
La macchina è di dimensioni abbastanza elevate, paragonabile però alle reflex APS concorrenti come la Canon 7D o la Nikon D300s. E’ molto ben costruita con il corpo in lega di magnesio ed i comandi ampi e ben raggiungibili. Sulla calotta superiore troviamo, avanti sull’impugnatura, il pulsante di scatto affiancato da quello per la compensazione dell’esposizione. Subito dietro una delle due ghiere di regolazione. Dietro questa i pulsanti per la scelta delle modalità di misurazione esposimetrica e quello per la sensibilità Iso. Sul bordo la seconda ghiera di regolazione. Verso il centro la manopola per impostare le modalità di funzionamento con solo le classiche impostazioni P (Program) A (priorità diaframmi), S (priorità tempi), M (manuale) e tre posizioni utente personalizzabili. Sul lato sinistro, dopo la staffa portaflash c’è la manopola per impostare le modalità di scatto (singolo, continuo), l’autoscatto ed il bracketing. Nella parte posteriore ci sono, il alto a destra i pulsanti per il blocco dell’esposizione e dell’autofocus. Sotto il pulsante per il quick menu e il pad a quattro vie con il pulsante di conferma al centro, infine il pulsante per uscire dai menu. A sinistra dello schermo ci sono i pulsanti per il menu, per la revisione delle foto, per richiamare le informazioni sul firmware sullo schermo e per cancellare le foto. In alto c’è un pulsante Func per poter vedere e cambiare le impostazioni della fotocamera. Sul lato sinistro del bocchettone innesto obiettivi ci sono i pulsanti per la compensazione dell’esposizione flash e per il controllo della profondità di campo.
Il mirino è ampio e chiaro e la messa a fuoco rapida.
Ho scattato varie foto a tutte le sensibilità possibili, partendo da 200 Iso per arrivare a 12.800 Iso. Le altre impostazioni erano Program e bilanciamento del bianco automatico. Le foto sono state salvate in raw e sono state convertite con Sigma Photo Pro 5 con la riduzione di rumore azzerata, l’unico in grado di trattare i raw Foveon. L’obiettivo usato è stato il Sigma 17-50/2,8 OS HSM. Il set di posa non era però molto adatto a rivelare le qualità della macchina che si sarebbero espresse meglio con dei paesaggi in esterno o con dei ritratti tramite un tele su un set ben illuminato.
Le foto sono nitide con un’elevata risoluzione per quanto si può vedere e con dei colori molto naturali fino ad 800 Iso, sensibilità alla quale non è presente il minimo rumore. A 1600 Iso purtroppo le cose cambiano e nelle foto compaiono, oltre al rumore a puntini neri che non darebbe troppo fastidio, delle macchie colorate verdi e rosse eliminabili solo attuando una riduzione di rumore cromatico, come si può vedere nell’esempio pubblicato. A 3200 Iso le macchie aumentano e cos’ anche il rumore che fa perdere tutta la nitidezza e la risoluzione. A 6400 Iso le foto sono dominate da bande colorate rosse o verdi ed irrimediabilmente compromesse. Anche attuando una forte riduzione di rumore non si può recuperarle, come si può vedere.
In conclusione la Sigma SD1 è una macchina molto ben costruita, con un sensore particolare, che può dare il meglio in foto dove conta molto l’elevata risoluzione come paesaggi o foto in studio, ma che deve essere usato per ottenere buoni risultati solo alle basse sensibilità fino a 400 Iso, con gli 800 ancora usabili e i 1600 adatti solo a foto per stampe di formato ridotto o web. Un prodotto di nicchia quindi che deve essere scelto solo da chi è consapevole dei suoi pregi e dei suoi limiti e sa come usarlo per sfruttarlo al meglio.
Il prezzo, nonostante le considerevole riduzione è quindi ancora da considerarsi elevato.
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Passando il cursore sulle foto è possibile vederne il nome con la sensibilità usata. Cliccandovi sopra è possibile ingrandirle.
Se si vuole sperimentare il Foveon è meglio fare prima un po’ di apprendistato con una sd10 o sd15 per rendersi conto se si è nella disposizione d’animo di dominare questo sistema. Quando poi si fosse convinti si può fare il grande passo. Sono comunque macchine con ridotta gamma dinamica, che lavorano meglio alla sensibilità di base (la regolazione degli Iso avviene in realtà mediante sottoesposizione, recuperata poi in sede di conversione da raw) e sono utilizzabili prevalentemente per soggetti statici e consenzienti.
E’ comunque una grande scuola che insegna a riconoscere e correggere le dominanti, a sfruttare la gamma dinamica intrinsecamente limitata. E non bisogna scoraggiarsi dai primi risultati, che sono invariabilmente disastrosi.
Nell’articolo non si fa nessun accenno alle prestazioni in bn… che sono di alto livello (quando ben sviluppate) e spesso del tutto paragonabili all’equivalente analogico, specialmente nella resa della “grana” a 3200 iso.
Italo,
è vero, ma l’articolo si riferisce ad una brevissima presa di contatto durante l’ultimo Photoshow a Roma e non è quindi un test completo.
Ciao, Francesco
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Ti vorrei porre una domanda sul sensore Foveon, alcuni sostengono che restituisca con i suoi sensori una tridimensionalità maggiore dell’immagine, questo dovuto al suo maggiore microcontrasto..
Possiamo sfatare anche questo mito o in parte è vero?
ciao grazie
Gigi,
la caratteristica del sensore Foveon non è il microcontrasto, caratteristica attribuibile agli obiettivi, ma il fatto che è in grado di registrare l’informazione colore completa, rosso, vere e blu, per ciascun pixel. I sensori di tipo Bayer (il 99 %) invece registrano per ogni pixel solo un colore. Questo rende necessaria un’interpolazione software delle informazioni registrate per ricostruire il colore originale e il dettaglio che si traduce in una imprecisione dei colori e in una perdita di risoluzione. In proatica un sensore Bayer arriva al massimo ad una risoluzione del 70-75 % di quella nominale per i sensori senza filtro antialias e ancora meno per quelli con filtro. Il sensore Foveon non ha bisogno di filtro antialias che ne penalizzi la risoluzione, ne di interpolazione, quindi la sua risoluzione è quella nominale e i colori sono più fedeli, disponendo dell’informazione colore completa per ciascun pixel. Eventuali fenomeni di moirè possono essere controllati via software.
Il limite del sensore Foveon è che lo strato più basso, quello dedicato al rosso, riceve meno luce degli altri. Ciò limita la sensibilità del sensore che crea dominanti piuttosto spiacevoli se la si aumenta troppo.
Alle basse sensibilità a parità di pixel (o di punti immagine come dice Sigma) la risoluzione del sensore Foveon è superiore ai Bayer e questo provoca una maggiore sensazione di nitidezza e di contrasto delle foto.
Purtroppo questo sensore è stato sviluppato solo da Sigma che non ha grandi potenzialità ed è quindi rimasto un po’ a margine dell’evoluzione. Ciò non toglie che goda di uan limitata, ma convinta, schiera di appassionati che lo apprezzano per la resa dei colori e la nitidezza.
Ciao, Francesco
Ti ringrazio, ciao