Fotocamere: come sceglierle?

La scelta di una nuova fotocamera è per ogni fotografo, esperto o principiante, fonte di dubbi e incertezze. Si incomincia a fare ricerche in rete, a consultare prove e valutazioni, a visionare le caratteristiche dichiarate dai produttori e a valutare i prezzi.
Spesso si chiede ad amici che si ritengono esperti, e ognuno darà una risposta diversa, in funzione della sua vera o presunta esperienza. Qualcuno consulterà anche qualche negozio, che certe volte da indicazioni corrette e condivisibili, ma nella maggior parte dei casi tenderà a spingere la vendita di quello che ritiene più conveniente (per lui) o di quello di cui vuole liberare il magazzino.
Dopo ricerche ed indagini estenuanti e dopo aver selezionato un certo numero di modelli molti rimangono con il dubbio su quale sia effettivamente la fotocamera più adatta per loro e su quale comprare.
Per cercare di guidare al meglio la scelta ho quindi pensato di razionalizzare i criteri che dovrebbero essere alla sua base e di esporli in questo articolo.

La scelta di una fotocamera si deve basare su molti criteri e valutazioni, tecniche, economiche, di qualità, di praticità ed anche estetiche e di gusto personale. Molti si basano essenzialmente sulle qualità tecniche: qual è la fotocamera che fa le foto più nitide? Quale ha i colori più belli? Queste sono solo alcune delle qualità che deve avere una fotocamera e la scelta ovviamente non si può basare solo su queste, ma deve considerare molto altro.

Il primo criterio di scelta è ovviamente il prezzo, cioè quanto si è disposti a spendere. Inutile scegliere in base solo alle qualità tecniche quando poi non ci si può permettere il risultato della nostra analisi.
Comunque, stabilita una fascia di prezzo da prendere in considerazione, in questa rientreranno numerose fotocamere e a questo punto si possono considerare molti altri fattori.
Uno molto importante riguarda certamente le dimensioni ed il peso della fotocamera. C’è chi non se ne preoccupa e per fare belle foto è disposto a trasportare una fotocamera pesante e molti obiettivi a corredo, c’è invece chi non vuole saperne e cerca una fotocamera leggera, magari anche tascabile, da portarsi dietro in tutte le occasioni. Questa scelta sicuramente determina una prima suddivisione fondamentale.
Altro fattore importante da considerare è se si vuole una fotocamera ad obiettivi intercambiabili perché si pensa in futuro di ampliarne il corredo per rispondere a nuove esigenze e per esprimersi in diversi generi fotografici. In alternativa ci si può rivolgere ad una fotocamera con obiettivo fisso che presenta il vantaggio di non doversi preoccupare in seguito di scegliere ed acquistare altri obiettivi, ma che se si è scelta per un determinato tipo di uso e di foto non è detto che in futuro potrà adattarsi a generi diversi, portando alla conclusione di sostituirla o integrarla con un’altra fotocamera.

Molto importante è l’ergonomia della fotocamera. Si deve considerare la sua facilità di impugnatura, che determina la stabilità durante gli scatti, la disponibilità di comandi esterni diretti per le principali impostazioni che consente di regolare la fotocamera mantenendo l’occhio al mirino, senza dovere entrare nei menu, la facilità di accedere all’interruttore di accensione e la rapidità dell’accensione stessa, fondamentale per cogliere scatti imprevisti. Questi sono fattori spesso trascurati, ma che spesso si rivelano determinanti. E’ importante trovarsi a proprio agio con la fotocamera ed essere in grado di controllarla facilmente ed istintivamente.
Queste caratteristiche spesso sono la differenza fra le fotocamere base più economiche e quelle di alta gamma e vanno tenute in considerazione quanto le caratteristiche tecniche.

Un’altra caratteristica importante, presente prevalentemente nelle fotocamere professionali, è la protezione da agenti atmosferici e da polvere e la possibilità di scattare a basse temperature. Ciò è importante ovviamente più per i professionisti che si possono trovare a scattare in qualsiasi condizione per portare a casa il lavoro, ma anche per i fotoamatori se prevedono di fotografare anche in condizioni diverse da quelle di cielo sereno o in zone disagiate come deserti, foreste o luoghi comunque soggetti a polvere ed umidità come anche una spiaggia.

Una cosa utile, da valutare perché influisce su ciò che eventualmente ci si deve portare dietro, è la presenza di un piccolo flash integrato. Questo è presente in tutte le compatte e le bridge, ma non necessariamente nelle fotocamere ad ottica intercambiabile. In quelle considerate professionali, comprese tutte le fullframe (salvo qualche eccezione) non è presente. Un flash piccolo invece può rivelarsi utile non solo quando c’è poca luce, ma più spesso per schiarire le ombre quando si fotografa di giorno in pieno sole, specialmente se si riprendono delle persone.

Tutte queste scelte sono di carattere personale e riguardano l’uso che si farà della fotocamera. Poi ci sono delle scelte tecniche da prendere in considerazione.

La prima e più importante riguarda la qualità d’immagine ed è legata principalmente alle dimensioni del sensore. E’ ormai ben noto che più grande è il sensore d’immagine migliori sono la nitidezza ed il rapporto segnale/rumore, particolarmente alle alte sensibilità. Sarà opportuno scegliere una fotocamera, fra quelle individuate con i criteri precedentemente visti, che abbia il sensore più grande possibile. Per fortuna oggi sul mercato sono praticamente sparite le fotocamere con sensore eccessivamente piccolo, tipo le famigerate compatte e bridge con sensore da 1/2,3″ (6,17×4,55 mm), tranne alcuni residui modelli ancora in catalogo di qualche produttore, e al minimo si trovano fotocamere con sensore da 1″ (13,2×8,8 mm) di buona qualità. E’ innegabile però che fra un sensore da 1″ e uno fulframe ci siano differenze notevoli in fatto di nitidezza, gamma dinamica e tonale, e rapporto segnale/rumore.
Oltre alla grandezza del sensore si deve considerare anche il numero di pixel o Mpx. Ormai questo si è abbastanza standardizzato in funzione delle dimensioni del sensore, difficilmente si trovano fotocamere con meno di 16 Mpx, ma ci sono delle differenze anche a parità di dimensioni del sensore e queste possono ripercuotersi sulla qualità d’immagine. Un sensore con un maggior numero di pixel consente di catturare maggiori dettagli, sfruttando al meglio la capacità risolutiva degli obiettivi che in molti casi supera quella dei sensori. Anche se poi non si sfrutteranno le immagini ad un elevato ingrandimento il maggior dettaglio presente darà sempre una maggiore sensazione di nitidezza nell’osservatore.

Il colore è invece poco importante in quanto non è una caratteristica specifica di una fotocamera piuttosto che di un’altra. Questo è infatti ampiamente personalizzabile, anche operando in jpeg, direttamente sulla fotocamera, tramite i profili colore che tutte prevedono. Se poi si scatta in raw il colore sarà definito in post produzione durante la conversione da raw in jpeg.

Altre caratteristiche importanti sono la qualità e le caratteristiche dell’obiettivo montato per le fotocamere con ottica fissa, o di quello scelto per quelle ad ottica intercambiabile. Innanzitutto si dovrà considerare se è a focale fissa o zoom. Quelli a focale fissa di solito forniscono una migliore qualità d’immagine complessiva, ma sono limitati al genere fotografico per cui sono più adatti. Gli zoom ovviamente sono più flessibili e consentono spesso di affrontare generi fotografici diversi. Non ci si deve però far prendere dalla smania di avere uno zoom con la più alta variazione focale possibile, in particolare dal lato teleoiettivo. Innanzitutto l’uso di focali tele estreme è di uso abbastanza raro nella normale fotografia e si applica solo ad alcuni generi fotografici (foto sportive, naturalistiche, di animali nel loro ambiente, o per foto catturate di nascosto, genere “paparazzo”), poi si deve considerare che più è ampia l’escursione focale dello zoom minore è la sua qualità. Per fortuna anche in questo caso sono praticamente scomparse le compatte superzoom e le bridge con zoom di escursione mostruosa. Uno zoom comunque ha anche degli svantaggi, il primo dei quali, oltre la qualità di cui si è già detto, è la luminosità decisamente inferiore a quella degli obiettivi a focale fissa. Questo può essere poco importante se si opera sempre in buone condizioni di luce, ma può fare la differenza quando la luce è scarsa. Gli zoom migliori hanno di solito una luminosità che arriva al massimo a f/2,8, con poche eccezioni a f/2,0 pesanti e costose e con scarsa escursione focale, mentre quelli a focale fissa arrivano spesso a f/1,4 e anche f/1,2. Sono due o due e mezzo stop di luminosità in più che, se la luce è poca consentiranno di usar tempi di scatto più veloci o di non aumentare la sensibilità. Nelle fotocamere ad obiettivo fisso che montano zoom quasi sempre questi hanno una luminosità variabile che può essere elevata alla minima focale, ma molto meno alla massima alla quale se ne avrebbe più bisogno. Anche questo è quindi da considerare.
Per le fotocamere ad obiettivi intercambiabili si deve poi considerare l’ampiezza della gamma di obiettivi disponibili e se in questa sono compresi quelli necessari per il genere di foto che si vuole fare. Se si considerano le reflex Canon e Nikon non c’è alcun problema, hanno la disponibilità di una gamma di obiettivi estremamente vasta, tra quelli originali e quelli di altri produttori, ed  è possibile trovarvi tutto quello che serve, ma per alcune mirrorless la situazione è diversa e la scelta più limitata.

Fondamentale poi è, per qualunque fotocamera, la presenza del mirino. E’ vero che molti oggi si sono abituati a non usarlo, spinti in ciò dall’uso degli smartphone come fotocamere, ma il mirino è essenziale per diversi motivi. Innanzitutto per inquadrare con precisione la scena, cosa molto più facile guardando nel mirino senza distrazioni che guardando uno schermo. Poi perché in esterni con forti condizioni di luce, sole, riflessi ecc. nello schermo non si vede bene, non si distingue bene quello che si sta inquadrando e i suoi colori e qualche volta addirittura si vede riflessa la propria faccia, e si è costretti a scattare quasi alla cieca. Infine perché tenendo la fotocamera con le braccia accostate al busto e appoggiata alla fronte la si può impugnare in modo più stabile che con le braccia allungate in avanti senza alcun sostegno evitando quindi le condizioni di mosso.
Attualmente sono disponibili due tipi di mirino, non considerando l’eccezione di quelli a telemetro rappresentati solo dalle Leica M: mirino ottico reflex e mirino elettronico.
Il mirino reflex ha una lunga storia ed è ben conosciuto da chi pratica la fotografia da un certo tempo. I suoi vantaggi principali sono il fatto che consente di vedere esattamente tutto ciò che è inquadrato dall’obiettivo o da qualsiasi dispositivo si metta davanti alla fotocamera, come telescopi o microscopi, e la visione ottica non mediata da nessun dispositivo elettronico. Nel mirino reflex si vede esattamente la scena inquadrata, senza alcun ritardo, con la luce e i colori originali. Lo svantaggio, se così si può definire, è che se la scena è scura nel mirino si vede scuro. Altro svantaggio è che le sue dimensioni e la sua luminosità dipendono dalle dimensioni del sensore, perciò i mirini delle reflex fullframe sono grandi e luminosi mentre quelli delle APS sono più piccoli e meno luminosi, oltre a mostrare un minore ingrandimento dell’immagine inquadrata. Ciò però è anche dovuto, nei modelli più economici, a ragioni di costo che fanno preferire ai produttori dei mirini a pentaspecchio invece che a pentaprisma in cristallo, molto più luminoso.
Il mirino elettronico invece mostra l’immagine ripresa dal sensore ed elaborata elettronicamente per poterla visualizzare. Per questo è affetto da un ritardo di visualizzazione che nei primi esemplari era fastidioso. Oggi i migliori mirini elettronici hanno un ritardo praticamente impercettibile. Un altro fattore importante è la sua risoluzione che in alcuni modelli economici non è abbastanza elevata da mostrare tutti i dettagli dell’immagine inquadrata. Attualmente però tutte le mirrorless, bridge e compatte che dispongono di mirino hanno una risoluzione sufficiente ed adeguata per visualizzare correttamente la scena, attestandosi su 2,36 punti, mentre ci sono alcuni modelli di alta gamma che superano questo valore e forniscono immagini praticamente indistinguibili da quelle di un mirino reflex.
I vantaggi dei mirini elettronici sono diversi. Prima di tutto l’ingrandimento che, per la natura di questi mirini, non dipende dalle dimensioni del sensore. Si possono così avere fotocamere con sensore da 1″ (o anche più piccolo) che hanno dei mirini grandi come una reflex fullframe e con un fattore d’ingrandimento dell’immagine allo stesso livello. Inquadrando una scena scura poi questi mirini sono in grado di amplificare il segnale ricevuto dal sensore e mostrarla quindi in modo visibile. Altro grande vantaggio è che in un mirino elettronico è possibile visualizzare, in molti casi opzionalmente, gli effetti delle regolazioni di esposizione e di bilanciamento del bianco prima di scattare la foto, mentre con un mirino reflex ciò può avvenire solo dopo averla scattata, visionandola sullo schermo.
Gli svantaggi dei mirini elettronici sono, oltre al leggerissimo ritardo ormai di fatto annullato, la possibilità che si generi rumore nella visione di scene molto scure dovuto all’amplificazione elettronica e la visione di scie e la perdita di nitidezza se si muove velocemente l’inquadratura. Questi difetti però sono molto attenuati nelle più recenti realizzazioni con la migliore qualità dei mirini e aumentando la loro velocità di scansione fino a 120 o anche 240 fg/s.
La scelta fra mirino reflex o elettronico però resta anche una cosa personale. C’è chi è abituato alla visione ottica diretta e si trova a disagio con quella elettronica e invece chi apprezza i vantaggi di quest’ultima.

L’autofocus è un ulteriore punto importante da tenere in considerazione in funzione del genere di foto che si predilige. Le reflex adottano tutte un sistema autofocus detto a rilevamento di fase. E’ universalmente piuttosto veloce, con le ovvie differenze fra i modelli base e quelli di più alto livello, dovuti alle diverse capacità dell’elaboratore d’immagine che controlla la fotocamera. Anche le caratteristiche dell’obiettivo utilizzato comunque influenzano la sua velocità. Questo sistema è quindi molto rapido nel mettere a fuoco il soggetto. L’unico suo limite è nella precisione meccanica degli accoppiamenti fra corpo macchina ed obiettivo. Differenze minime nella distanza fra obiettivo e sensore o fra questo e il sistema autofocus possono influire sulla messa a fuoco. Per ovviare a questo inconveniente le fotocamere di più alto livello e professionali dispongono di una taratura fine della messa a fuoco personalizzabile per ciascun obiettivo usato.
Le compatte, le bridge e le mirrorless invece inizialmente usavano il sistema a rilevamento di contrasto. Questo è attuato direttamente dal sensore e perciò è esente da possibili imprecisioni, però è più lento del sistema a rilevamento di fase e non si presta quindi all’inseguimento di soggetti in movimento. Negli ultimi anni però i produttori, per ovviare a questo problema, hanno sviluppato dei sensori che contengono un certo numero di pixel in grado di effettuare la messa a fuoco a rilevamento di fase. Sono quindi disponibili numerose fotocamere che adottano un sistema ibrido, a rilevamento di fase e contrasto che quindi dispone della velocità dell’uno e della precisione dell’altro. Panasonic invece ha seguito una strada diversa: sfruttando la conoscenza delle modalità di sfuocatura dei suoi obiettivi ha sviluppato un sistema a rilevamento di contrasto, definito DFD (Deep From Defocus), veloce quanto quelli a rilevamento di fase. Questo però funziona solo con gli obiettivi Panasonic; non è un problema con le fotocamere ad obiettivo fisso, ma se ne deve tenere conto con quelle ad obiettivo intercambiabile.
Una caratteristica che differenzia i sistemi autofocus è il numero di punti AF, cioè quelli in cui viene rilevata la messa a fuoco. Le fotocamere più economiche, specialmente le reflex base, ne hanno pochi che non consentono di coprire tutta l’inquadratura, quelle migliori un numero molto maggiore: alcune reflex arrivano ad oltre 150 mentre molte mirrorless superano ampiamente questo valore arrivando, in un caso, fino a quasi 700. Questo è importante in particolare per la messa a fuoco di soggetti in movimento e che possono spostarsi nell’inquadratura: con un numero elevato di punti AF e con un’ampia copertura dell’inquadratura la fotocamera potrà seguire il soggetto nei suoi spostamenti e mantenerlo a fuoco. Le fotocamere più sofisticate e di alta gamma dispongono anche di numerosi parametri di regolazione per la velocità e sensibilità dell’autofocus per adattarsi ai diversi tipi di situazioni che i fotografi dovranno affrontare.
La valutazione e la scelta di un tipo di autofocus dipende naturalmente dai generi fotografici di interesse. Per chi effettua scatti a soggetti prevalentemente statici, paesaggi, monumenti, macro, ma anche ritratti, la velocità dell’autofocus è poco importante, anzi in alcuni casi si preferirà la messa a fuoco manuale. Per i fotografi di eventi, cerimonie,  avvenimenti sportivi, animali nel loro ambiante naturale, ma anche bambini o animali domestici che si muovono, invece la velocità dell’autofocus e le sue capacità di inseguimento sono importanti e vanno prese in considerazione nella scelta della fotocamera.

Le modalità di funzionamento e i sistemi di esposizione delle fotocamere invece non meritano particolari considerazioni. Ormai tutte le attuali fotocamere, anche le compatte , dispongono di sistemi esposimetrici con rilevazione a zone, pesata centrale e spot e di funzionamento automatico, programmato, a priorità e manuale, per cui questa non è più una caratteristica distintiva.
E’ necessaria invece qualche considerazione sul sistema automatico di regolazione della sensibilità ISO. questo è disponibile su tutte le fotocamere. Di solito è personalizzabile per scegliere la sensibilità massima ammessa e spesso anche quella minime, ed il tempo di scatto minimo scenndendo sotto il quale la sensibilità deve essere aumentata. Questo tempo può essere scelto anche automaticamente in funzione della lunghezza focale dell’obiettivo utilizzato, sia a focale fissa che zoom. Ciò però non avviene per tutte le fotocamere e ci sono alcuni modelli che consentono solo di scegliere un tempo di scatto minimo fisso. Ciò può causare dei problemi con foto mosse o con sensibilità più alte del necessario se il tempo di scatto minimo non è coerente con la focale dell’obiettivo e può essere un criterio di scelta importante per chi scatta rapidamente avvalendosi di questo automatismo molto utile in certi tipi di foto.

Qualche considerazione è necessaria anche per la stabilizzazione. Questa consente di scattare con tempi più lunghi di quello considerato di sicurezza per evitare il mosso, pari al reciproco della lunghezza focale normalizzata in rapporto al pieno formato fullframe (esempio: lunghezza focale 100 mm tempo di scatto minimo 1/100). E’ utile quando si fotografa in scarse condizioni di luce, consentendo di aumentare il tempo di scatto invece che la sensibilità e quindi di ottenere un’immagine di migliore qualità. La stabilizzazione è attuata in due modi diversi: otticamente sugli obiettivi, attraverso un gruppo di lenti azionate da micromotori che si muove su indicazione di appositi sensori di posizione e controllato da un microchip, oppure tramite il movimento del sensore, sempre controllato da un microchip e su indicazione di appositi sensori. La stabilizzazione sugli obiettivi è molto efficace sulle focali più lunghe in quanto personalizzata per ciascun obiettivo, mentre quella sul sensore è maggiormente efficace sulle focali più corte, ma ha il vantaggio di essere attiva per tutti gli obiettivi.
Per le fotocamere ad obiettivo fisso ciò è indifferente e l’efficacia è la stessa. Per quelle ad obiettivi intercambiabili invece la differenza c’è.
In quelle che non dispongono della stabilizzazione sul sensore questa è disponibile sugli obiettivi, ma non su tutti. Di solito sono stabilizzati i lunghi tele fissi e gli zoom tele o anche quelli dal grandangolo al tele. Recentemente sono stati presentati anche alcuni zoom grandangolari stabilizzati: Le ottiche a focale fissa non sono invece stabilizzate, salvo qualche eccezione. Questo vuol dire che se si adottano delle focali fisse luminose, per operare in scarse condizioni di luce, su una fotocamera senza la stabilizzazione integrata sul sensore, si perde parte del vantaggio che si avrebbe dalla maggiore luminosità rispetto ad un obiettivo zoom, meno luminoso, ma stabilizzato. Naturalmente ciò è valido per la ripresa di soggetti statici.
Alcune fotocamere infine dispongono di entrambi i sistemi, ottico e sul sensore, e sono in grado di farli cooperare per ottenere risultati ancora migliori.
E’ quindi importante valutare se si scatta spesso in condizioni di poca luce e quanto questo possa influire sui propri scatti. La scelta ottimale è quella di avere disponibili entrambi i sistemi.

Tutte le fotocamere attuali sono in grado di scattare immagini in sequenza, oltre che un’immagine singola. La velocità di raffica, cioé il numero di fotogrammi al secondo che riescono a scattare, dipende da molte caratteristiche, ma principalmente dalla capacità dell’elaboratore d’immagine utilizzato. Oltre a questo la velocità è influenzata delle caratteristiche meccaniche della fotocamera, come la velocità dell’otturatore e, per le reflex, quella di ribaltamento dello specchio. In ciò le mirrorless, o comunque le fotocamere senza specchio, sono avvantaggiate e spesso raggiungono velocità più alte. Le reflex però si rifanno perché il loro sistema di visione garantisce sempre, nonostante i rapidi ribaltamenti dello specchio, la visione in tempo reale del soggetto e perché i loro sistemi di autofocus di solito riescono a seguire meglio i soggetti in movimento (salvo qualche eccezione). Nelle mirrorless e nelle fotocamere ad obiettivo fisso spesso la velocità di raffica che garantisce la visione cosiddetta “live view”, cioè in tempo reale, è inferiore a quella massima dichiarata e alla velocità più alta vengono mostrate nel mirino o nello schermo solo le immagini appena scattate. Ciò rende molto difficoltoso seguire un soggetto in movimento.
La velocità di raffica è importante solo per alcuni generi fotografici, gli stessi che richiedono un autofocus veloce, foto sportiva, di animali nel lor ambiente e di tutti i soggetti in movimento.

Infine il video. Tutte le fotocamere attuali sono in grado di riprendere video almeno in Full HD (1920×1080 pixel). Alcune riprendono video 4K (3840×2160 o 4096×2160 pixel).  queste ultime sono decisamente preferibili perché anche visualizzando il video su un dispositivo con risoluzione solo Full HD le riprese risulteranno più nitide, e anche per garantirsi che una volta che gli schermi e i televisori 4K saranno di diffusione universale i video girati non perderanno di attualità.
Per una buona ripresa video però questo non basta. E’ importante che si possano scegliere liberamente le modalità ed i parametri di esposizione, program, priorità, manuale, tempi, diaframmi, sensibilità ed il bilanciamento del bianco e questo non è scontato perché i modelli più semplici non sempre lo permettono. E’ anche fondamentale poter usare la messa a fuoco manuale, oltre all’autofocus.
Oltre a ciò per riprese veramente di qualità è necessario avere la possibilità di collegare un microfono esterno in quanto quelli integrati captano anche i suoni emessi dalla fotocamera per la messa a fuoco o per altre regolazioni e comunque non garantiscono una grande qualità. Per il controllo dell’audio è anche importante avere la possibilità di collegare una cuffia.
Alcune fotocamere inoltre dispongono di un’uscita HDMI per il segnale video non compresso per visualizzare la ripresa su un monitor e per registrarlo su un apparato esterno.
Le fotocamere ad ottica intercambiabile poi possono essere dotate di appositi obiettivi “cine”, originali o di produttori terzi, che consentono una regolazione continua del diaframma, molto utile per le riprese video, e una ghiera di messa a fuoco molto demoltiplicata e dotata di una corona dentata agganciabile ad un dispositivo di messa a fuoco esterno motorizzato.

In conclusione la scelta di una fotocamera non è semplice. Per effettuarla razionalmente è necessari prima valutare le proprie esigenze e i generi fotografici che si vogliono perseguire e poi valutare secondo i criteri indicati la fotocamera più adatta.
Non ultimo può influire il fattore estetico: ci sono alcune fotocamere più belle e più curate esteticamente, e anche il fattore di affezione o di gradimento verso una particolare marca.

0 commenti su “Fotocamere: come sceglierle?”

  1. Ciao, mi trovo in accordo con questo bell’articolo, credo anche io che oggi il prezzo di acquisto sia il principale ostacolo da sormontare, oramai ben poco ci vuole a superare i 2000€ per acquistare un buon corpo con un paio di obiettivi zoom che coprano focali dai 27 ai 300mm ed altre migliaia di € sono necessarie in caso di espansioni verso super grandangolari ed un paio di fissi luminosi e, nel caso, super tele zoom… Ad oggi, decidendo di acquistare un nuovo prodotto, credo che opterei per accettare i compromessi ed i limiti offerti da una bridge di massimo livello eventualmente accoppiata con una compatta top nel settore sensore da 1 pollice.

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