Foto e fotocamere

Lavorando per i test delle fotocamere e scrivendo le mie impressioni, un lavoro interessante, ma per alcuni aspetti noioso e ripetitivo, mi viene da pensare se questo sia il modo migliore di parlare di fotografia e perchè tutti siano tanto interessati a questo aspetto.
Infatti quando due o più fotografi si incontrano la conversazione cade subito sulle fotocamere, questa è migliore di quella, o sugli obiettivi, questo ha più risolvenza, ma distorce, quello è più luninoso e spacca il capello. Non si esce fuori da questi discorsi.
In realtà la fotografia è altro.
Quello di cui parliamo spesso noi fotografi equivarrebbe ai discorsi che potrebbero fare dei pittori parlando sempre di pennelli, colori, tele, invece che di soggetti, luce, stili. In realtà non è così. I pittori si preoccupano certamente anche di questo aspetto, ma il loro pensiero principale sono i quadri: cosa rappresentano, cosa raccontano, se piacciono a chi li guarda, che idee vogliono esprimere, che stile hanno e così via.

Anche i fotografi in realtà producono delle opere destinate ad essere guardate, ed eventualmente apprezzate da altri, quindi dovrebbero preoccuparsi di queste cose. Invece si preoccupano di un sensore con più o meno pixel, del rapporto segnale/rumore, della risolvenza di un obiettivo, della dominate verdina che si vede a stento aguzzando la vista, della aberrazione cromatica vista in un dettaglio insignificante di una foto e così via.
Se poi i risultati che ottengono non sono quelli che si aspettano, le foto che fanno non sono particolarmente interessanti e magari con una proiezione di 500 foto annoiano un po’ gli amici che hanno invitato a cena (mi succede spesso!) danno la colpa all’attrezzatura: la macchina non asseconda le loro capacità, gli serve una macchina migliore, più professionale, servono obiettivi con maggiore risoluzione.
Alcuni poi pensano che debbono imparare a regolare la macchina in modo totalmente manuale, perchè qualche amico gli ha detto che “solo così si ottengono buone foto”.
Altri invece credono che poi in postproduzione si possano migliorare le foto: in realtà nessun software, Photoshop o qualunque altro, può migliorare una brutta foto, con un soggetto insignificante, una brutta composizione ed una peggiore luce.
In realtà niente di tutto questo serve a migliorare le loro foto. Quello che serve è una maggiore attuenzione alle foto, ai soggetti alle forme ai colori in sintesi alla “composizione”.
Questa è la cosa fondamentale che si deve imparare per ottenere buone foto che siano ammirate e meraviglino chi le guarda. Non è una cosa semplice e ci si deve esercitare molto per ottenerla. Spesso i pittori ci riescono al primo colpo perchè loro, non riprendendo di solito la realtà che hanno davanti, sono capaci di immaginare nella loro mente il risultato che vogliono ottenere.
I fotografi invece la realtà ce l’hanno davanti, ma devono, prima di scattare, anche loro fare uno sforzo per interpretarla e fornire una loro visone di quello che vogliono esprimere.
Comporre una foto vuol dire individuare i giusti rapporti fra le masse, fra il soggetto principale e gli elementi secondari, fra le linne principali ed il loro andamento. Per fare questo non è sufficiente azionare lo zoom come fanno molti. In questo modo si delimita l’inquadratura, ma non si cambiano i rapporti fra gli elementi di una foto. Per farlo è necessario muoversi, spostarsi in avanti ed indietro, lateralmente ed anche in alto ed in basso. Se si vuole, ad esempio, dare maggiore importanza al soggetto rispetto agli elementi di sfondo, renderlo più grande rispetto a loro, è necessario avvicinarsi, non basta zoomare. E’ invece preferibile usare obiettivi a focale fissa che ci costringono a fare queso esercizio per trovare la giusta composizione ed inquadratura. In questo caso è preferibile portarsi un solo obiettivo, al massimo due, di lunghezza focale molto diversa, altrimenti si passerà la maggior parte del tempo a chiedersi quale sia meglio usare ed a cambiarli, invece che a pensare alla composizione della foto.
Altra cosa imprtante sono i colori: è necessario fare in modo che nelle foto i colori rispettino accostamenti gradevoli all’occhio. Di solito i colori caldi sono più gradevoli, per questo si fanno tante foto al tramonto, quando la luce è più calda (sarebbe lo stesso all’alba, ma pochi fotografano a quell’ora).
Anche la luce è importante, non sempre è quella più favorevole e non tutte le ore del giorno sono le migliori. Molto dipende da come la luce cade ed illumina il soggetto, da come ne mette in evidenza o appiattisce i dettagli, da come fa risaltare i colori. Le foto sono fatte di luce e quindi questo è l’elemento più importante.
Alla fine, dopo essersi preoccupati di tutti questi elementi si effettua l’inquadratura: anche qui si deve fare attenzione. La regola è che meno elementi ci sono nella foto, oltre al soggetto, meno l’occhio dell’osservatore sarà distratto. Si deve quindi escludere tutto ciò che non è necessario nella foto per la sua comprensione, avvicinandosi e delimitando l’inquadratura (in questi casi potrebbe essere utili lo zoom, ma non è indispensabile). Esistono per tradizione delle regole (terzi, ecc.), ma non sempre è necessario ed opportuno rispettarle.
Per la scelta del soggetto si deve pensare perchè quel particolare soggetto o scena ci hanno colpiti, quali sono i motivi del nostro ineteresse e quali sono gli elementi principali di interesse e più caratterizzati, per riprendere quelli. Scattare così senza particolari motivazioni non porta a grandi risultati.
Infine tornati a casa e trasferite le foto sul pc la cosa più importante è la selezione: si deve essere molto critici e spietati e scartare tutto quello che non ci convince pienamente. Un buon criterio è che non si deve selezionare più di una foto su 10, anche se certe volte appare difficile.

Molti si chiederanno: e l’esposizione, il bilanciamento del bianco, la messa a fuoco?
Premesso che la messa a fuoco deve essere corretta e sul soggetto principale le attuali fotocamere sono in grado di fare tutto questo automaticamente e bene almeno nel 95 % dei casi. Quello che resta da fare al fotografo è verificare, in rari casi, se le impostazioni fornite dalla macchina sono corrette ed intervenire per correggerle, ad esempio sovra o sottoesponendo, nei pochi casi in cui serve, basandosi sull’esperienza o verificando sullo schermo dopo avere scattato.

Se a questo punto si riuscirà a scattare delle belle foto che attirano l’attenzione degli osservatori e che raccontino loro qualcosa, non avrà nessuna importanza la macchina con cui sono state scattate, il numero dei pixel, la risoluzione dell’obiettivo. I dettagli ci saranno comunque: i pittori devono pensare loro ad inserirli, i fotografi no, ci pensa la macchina.

Queste non sono cose teoriche, ma si riscontrano nella realtà. Una delle più belle foto che ho visto, premiata in un concorso internazionale, il Metro Photo Challenge,  e pubblicata anche su questo blog, è stata scattata da una mia cara amica, Suor Maria Chiara, con una compatta di diversi anni fa. Ma chi la guarda è impressionato della foto, dalla sua luce e non si preoccupa di altro.

Con questo non voglio dire che non mi occuperò più di fotocamere, obiettivi e del loro test, visto che interessa a tanti, ma che i risultati migliori si possono ottenere solo con l’impegno personale, con l’esercizio e fotografando molto, non cambiando macchina per prenderne una migliore. Naturalmente per particolari generi di foto è necessaria un’attrezzatura adeguata: questo serve ad ottenere le foto, ma non a fare belle foto.

Su questi argomenti sto predisponendo un corso le cui edizioni spero possano incominciare dopo le ferie.

0 commenti su “Foto e fotocamere”

  1. Il motivo è semplice: siamo vittime del consumismo e del marketing che arriva a farci credere che le nostre incapacità non siano nostre, ma siano deficenze della nostra attrezzatura e che con una migliore e nuova diventeremo certo più bravi… Poi siamo degli incontentabili, non si è quasi mai soddisfatti appieno e bisogna sempre trovare un difetto, che poi diventa la montagna insormontabile che solo col nuovo modello potrà esser scalata… Poi c’è la curiosità per i test delle fotocamere per vedere se il nuovo modello sarà veramente la panacea dei nostri mali e per confermare o meno la bontà dell’acquisto appena effettuato, specie se preso a saldo essendo il modello precedente. C’è pure il fattore soddisfazione dell’avere l’ultimo prodotto, il meglio, da tenere in considerazione, che poi serva o meno è altra storia, ma pure l’appagamento dell’ego ha un certo potere sulle nostre spese… Oppure può anche essere semplice e pura curiosità e conoscenza delle novità del settore. Certo però che chi riesce a slegarsi dalla morsa del marketing e del consumismo campa decisamente meglio e chi se ne frega se il nuovo modello è lievemente migliore, anche il nostro è spettacolare e qui arrivo appieno ad esser d’accordo con l’articolo di Francesco, una volta scelta l’attrezzatura idonea (che oggi è di livello elevatissimo, oramai si migliora di poco… si passa dal 9 al 9,1-9,2 e non più dal 6 al 7… Ovviamente sempre rimanendo nello stesso segmento) le buone o cattive foto dipendono solo che da noi e le belle parole del marketing non contano più…

  2. Bel percorso Francesco.
    Concordo con la selezione “1 su 10”, io uso un altro parametro solitamente (rullini da 36 x importanza evento). In pratica in base a che tipo di foto mi servono quel giorno decido che 36 – 72 – 98 foto siano sufficienti e che di più o di meno siano troppo o poco comunicative. Faccio un esempio pratico: ad un compleanno se scattate 200 foto vi faranno i complimenti per la quantità (forse anche per la qualità), le guarderanno 2 volte, quando arriverà qualcuno a casa quello si annoierà (perché l’80% delle foto si assomigliano); in alternativa se scattate 36 foto vi diranno che sono poche, le guarderanno, le riguarderanno, penseranno a quel momento, quando le faranno vedere sogneranno insieme, chi le guarderà non si annoierà e avrà piacere di riguardarle una seconda volta. Dell’esempio precedente applico la seconda filosofia, anche se sono stato “ripreso” di aver consegnato “poche” foto. L’errore è sia in chi è fotografato che guarda la quantità, sia in chi fotografa che lo asseconda. Una volta si andava di rullini ed era tanto arrivare al secondo (eccetto matrimoni, però lì era vera un’altra cosa, che servivano tanti rullini perché se metà fosse andato perso, sull’altra metà ci sarebbe stato da guadagnare).

  3. Ciao,
    lascio un contributo anche sulla composizione che dia modo di riflettere alle persone che da qui passano. Una volta mi son trovato con degli amici per fotografare i fuochi d’artificio sul lago, alcuni sono andati a livello del lago stesso, io ed altri su un promontorio. Io ho scattato 150 foto inquadrando sempre una buona parte del paese che si affacciava sul lago. Non tutte le foto sono uscite, un terzo le ho cancellate direttamente guardando il display, un terzo poi al computer. Tutte le foto tenute mantenevano un’ambientazione tale da renderle contestualizzate. Un altro tizio che si era messo a livello del lago ne ha scattate circa 500 dedicando lo scatto al fuoco, di queste ne ha tenute circa 400, poi ha invitato gli amici a guardarle a casa sua, io fortuna che ero solo un conoscente, altrimenti avrei finito per soffrire a vedere 400 foto di fuochi praticamente tutte uguali.

  4. Bravo Francesco, hai rispolverato l’essenza, il decalogo del come “fare fotografia” con la testa, il cuore (sensibilità) e la luce e non solo perchè si possiede la più costosa e/o celebrata fotocamera del momento. Mi auguro che molti facciano tesoro di questa tua pagina esaustiva e importante!
    Cordiali saluti. Luciano Della Giustina

  5. Condivido pienamente il tuo pensiero, molto, ma molto equilibrato e di buon senso.
    Infatti in generale oggi si predilige l’aspetto esteriore a discapito del contenuto, nel nostro caso la macchina fotografica è l’aspetto esteriore, quando la ricerca dell’utlimo modello con caratteristiche sempre più attuali è estremizzato, mentre la professionalità, l’esperienza, la capacità è il contenuto.
    Non dico che con una polaroid istantanea, si possano fare delle foto qualitativamente valide, ma delle ” belle ” foto, se c’è occhio, proporzione, spirito di immagine, esperienza, decisamente si.
    Bravo ancora a te Francesco, per ricordarci che l’essere è ben più importante che l’avere……….
    Bye

    Nick

  6. Veramente molto bello e pienamente condivisibile l’articolo, una ottima sintesi di ciò che è, o almeno dovrebbe essere la fotografia.
    Ottimo anche il consiglio di riabituarsi a scattare con ottiche fisse, a questo proposito secondo te qual’è la lunghezza focale più adatta per “il solo obiettivo che è preferibile portarsi”, riferendosi al formato aps?
    Grazie

  7. da neoproprietario di una Nikon D600 con la quale speravo di chiudere la ricerca di una fotocamera di soddisfazione al servizio della propria creatività, devo purtroppo segnalare ai possibili acquirenti la possibilità, come a me avvenuto, di formazione ripetitiva,dopo un certo numero di scatti, di macchie sul sensore,provenienti forse dal lubrificante dell’otturatore,visibili nella parte medio alta della foto e che il dispositivo di pulizia della fotocamera non riesce assolutamente a cancellare o attenuare.Tale problema è stato rilevato anche nei test dei noti siti dpreview e imaging-resource e il noleggio fotografico professionale di Seattle, che segnalano il verificarsi di tale fenomeno. E’ necessario un intervento di pulizia professionale di assistenza nella speranza che il fenomeno non si verifichi di nuovo data la progressività della formazione di dette macchie.Mi sono sentito in dovere di avvisare vista la rilevanza della spesa della D600 e della indisponibilità della Nital a una richiesta di sostituzione della D600 con una esente da tale problema, che evidentemente non è facile garantirne il non ripetersi o con una D800, che sembra non avere tale problema,pagando la differenza. Il venditore online dice giustamente di rivolgersi all’assistenza Nital(Ltr),essendoci la garanzia,ma la spedizione assicurata,non irrilevante, è a carico del proprietario.Saluti da Luciano Casillo

    1. Luciano,
      purtroppo la D600 è l’unica reflex, non solo Nikon, che presenta in modo rilevante questo difetto. In altri casi il sensore può sporcarsi, ma solo dopo un uso prolungato e pesante. Dovresti verificare se sia possibile far pulire il sensore da un laboratorio locale (a Roma ce ne sono) piuttosto che spedirla alla LTR visto che tanto Nital non garantisce che il difetto non si ripeta. Non credo che una pulizia, senza smontare nulla, invalidi la garanzia.
      Ciao, Francesco

  8. A questo punto ti auguro buone ferie!!!! Complimenti per l’articolo molto interessante.
    Il rischio di perdere di vista l’arte della fotografia é molto alto, la tecnologia digitale corre troppo cosi come le case produttrici di fotocamere ci presentano prodotti sempre nuovi (ovviamene per profitto).
    L’effetto che mi provoca questa velocità e la confusione più totale, sarà anche perchè sono sempre costantemente alla ricerca di quella che un giorno sarà per me la migliora reflex da acquistare.
    L’articolo che ci hai regalato al contrario è stato rilassante, come quando riesco a fare una bella fotografia e affascinato continuo ad osservarla nelle sue sfaccettature. Lo stesso mi capita ovviamente quando altri mi propongono fotografie belle da osservare.
    Leggevo da qualche parte di un famoso fotografo (di cui mi piacerebbe recuperare il nome) incaricato dalla sony per uno studio su scatti da effettuare con un cellulare sony con fotocamera da 1,5 megapixel, leggevo che con questo strumento questo fotografo poteva effettuare un numero molto ridotto di scatti. I risultati sono stati ottimi, non certamente grazie allo strumento che ha usato come fotocamera.
    Ma le foto e le fotocamere sono due cose “completamente” diverse? inizio a pensare di si.
    Ancora buone vacanze e ovviamente buoni scatti.
    Nico Morea
    Monza

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