Riflessioni varie sulle fotocamere

Provando quotidianamente sempre nuove fotocamere ogni tanto mi viene da pensare allo stato attuale delle fotocamere digitali, alla loro evoluzione nel tempo da quando sono nate alla fine del secolo scorso, alle caratteristiche che hanno o che potrebbero avere e al loro sviluppo  futuro. Sono pensieri e considerazioni abbastanza spontanee che derivano dalla conoscenza e dall’utilizzo delle fotocamere e dalle loro caratteristiche che spesso faccio e vorrei condividere anche per sentire cosa ne pensano altri fotografi.

Le fotocamere digitali sono nate una quindicina di anni fa con le compatte per un motivo molto semplice: i sensori erano molto piccoli, avevano una scarsa risoluzione, non arrivavano a 1 Mpx, quindi scarse prestazioni e perciò non si potevano inserire in altro se non nelle compatte. Il prezzo era alto, ma si pagava la novità e le vendite incominciarono a decollare.
Per motivi pratici ed anche per non fare capire ai fotografi quanto erano piccoli i sensori usati, con dimensioni di pochi mm, i produttori non dichiaravano questa dimensione, ma si limitavano ad indicare il numero di pixel, preso diventato di megapixel. Si poneva anche il problema di capire che obiettivo montavano. Gli obiettivi sono sempre stati classificati come grandangoli, normali e tele in funzione dell’angolo di campo abbracciato, ma l’angolo di campo lo conoscono solo pochi esperti fotografi. La maggioranza dei fotografi abituata a fotocamere che usavano pellicole di formato 35 mm (24×36 mm) data la sua quasi universale diffusione erano abituati a ragionare in termini di lunghezza focale relativa a quel formato: l’obiettivo normale, cioè con un angolo di visione simile a quello dell’occhio umano e che quindi non ingrandisce e non rimpiccolisce, era il 50 mm. Le focali più corte erano grandangoli più o meno spinti, con un angolo di visione maggiore di quello dell’occhio che quindi allontanavano e rimpiccolivano i soggetti, le focali superiori tele, con un angolo di visione inferiore e che quindi avvicinavano ed ingrandivano i soggetti.
Per semplificare i produttori quindi dichiaravano le focali dei loro obiettivi come equivalenti a quelle di obiettivi che sul 35 mm avrebbero dato lo stesso angolo di campo o visione. Nasceva così il concetto, ostico per alcuni, di “focale equivalente”. Questo serviva anche a non fare capire le piccole dimensioni dei sensori.
Le compatte si sono poi evolute e l’argomento di marketing principale è stato per molti anni il numero di pixel: più pixel c’erano meglio era. Questo è in realtà vero, ma deve andare di pari passo con tante altre caratteristiche. L’insistere solo su questo però faceva perdere di vista tutto il resto, compreso il fatto che la qualità d’immagine dipende prima di tutto dalle dimensioni del sensore e poi dal numero di pixel. Ma non si poteva dire.
Questa rincorsa ai pixel era la cosa più facile, permessa dal continuo miglioramento della microelettronica e dai costi sempre più bassi per produrre sensori con pixel sempre più piccoli.
Ad un certo punto però si è raggiunto un limite, sia perchè una certa parte dei siti online di fotografia ha incominciato a diffondere l’idea “più pixel più rumore” sia perchè più in la veramente non si poteva andare. L’idea “più pixel più rumore” era falsa come poi dimostrato dai fatti (e anche dalla teoria) e indotta solo dall’abitudine di osservare le foto sui pixel, cioè sullo schermo al 100 %, senza tenere conto del fatto che, cosi facendo, quelle con più pixel venivano maggiormente ingrandite, mostrando così maggiormente i loro difetti compreso il rumore.
Prima, con la pellicola, i risultati fotografici si guardavano e si confrontavano a parità di dimensioni di visione, diciamo a parità di output. Nessuno avrebbe confrontato due stampe, una 10×15 ed una 30×40, fatte con macchine diverse, ma guardate alla stessa distanza per concludere che la stampa 10×15 era più nitida ed aveva meno grana (l’equivalente del rumore nella pellicola). Si confrontavano foto alle stesse dimensioni.
I motivi tecnici sono in realtà ottici. Con un sensore da 1/2,3″ e 20 Mpx, come in alcune compatte attuali, la dimensione dei pixel è di 1,2 micron (millesimi di millimetro). Poichè la lunghezza d’onda della luce varia da 0,4 micron per il violetto a 0,7 per il rosso è impossibile ridurre ancora le dimensioni dei pixel se si vuole catturare la luce. L’altro motivo è che la risoluzione degli obiettivi, sempre per ragioni ottiche, non può aumentare più di tanto e quindi anche se fosse possibile aumentare il numero di pixel, a parità di dimensioni del sensore, questo non servirebbe ad aumentare la risoluzione.
Tornando alle compatte, già da un po’ di tempo l’accento del marketing si era spostato sugli zoom.
Questo anche per contrastare la tendenza a fotografare con gli smartphone che incominciava a diffondersi, ma che non dispongono di zoom.
Le prime compatte avevano zoom 3x con focale equivalente tipicamente 35-105 mm. Poi si è incominciata ad aumentare l’escursione focale, riducendo anche la focale minima, in modo da fornire anche grandangoli veri. Ma la vera gara è stata dal lato tele. Fecero scalpore i primi zoom 12x montati sulle bridge di Panasonic e di Sony, ma oggi farebbero ridere. Ogni produttore faceva a chi aveva il tele più lungo ed oggi si hanno bridge che partendo dall’equivalente di 24 mm arrivano ad un tele equivalente di 1200 mm con un’escursione di 50x (da molti confusa con l’ingrandimento) e compatte con 30x da 24 a 720 mm equivalenti. Il tutto mantenendo più o meno le imensioni dei precedenti modelli con zoom meno spinti, almeno per le compatte, ma anche per molte bridge.
A tutto questo sono state sacrificate tante cose, prima di tutto la presenza di un mirino, ma tanto i fotografi si erano abituati alla sua mancanza (così pensa il marketing) e poi si erano abituati a scattare con gli smartphone che il mirino non l’hanno per definizione.
Lo zoom ad ampia escursione focale è ancora un punto di forte attrazione per molti fotografi che pensano di potere fotografare qualsiasi cosa anche lontana e magari non visti. Molti però cominciano ad accorgersi della difficoltà di usarli e a chiedersi se effettivamente servono.
A questo punto per contrastare l’uso sempre più ampio degli smartphone in fotografia che per molti, specie giovanissimi, sta diventando lo strumento fotografico principale, non resta che una cosa: la qualità. Naturalmente con questa ci si rivolge a chi sa apprezzarla ed è disposto a pagarne il giusto prezzo, ma è un mercato redditizio. Ma con il mercato delle compatte di fascia bassa attaccato sempre di più dagli smartphone e con quello delle superzoom che incomincia a non attirare più, non c’è altra strada.
Infatti negli ultimi tempi sono comparse diverse compatte della classe cosiddetta “premium” che offrono una qualità d’immagine superiore, anche se con prezzi più elevati. E incominciano ad essere presentate finalmente compatte con sensore abbastanza grande (APS) da poter garantire una buona qualità d’immagine in tutte le situazioni. Naturalmente non hanno zoom strabilianti, mediamente hanno un 4x (25-100) o per quelle con sensore più grande ottiche a focale fissa. Ma tanto a cosa serve un superzoom se si ottengono solo foto mosse o sfuocate o inguardabili per il rumore?
Se questa evoluzione continuerà, con un’ulteriore riduzione delle dimensioni e magari la riscoperta del mirino, forse finalmente avremo delle compatte facilmente portatili e con una qualità adeguata, come alcuni famosi modelli a pellicola che con le dimensioni di un pacchetto di sigarette rivaleggiavano per qualità d’immagine con le reflex.

E le reflex?
Anche per queste la storia è lunga. I primi sensori erano troppo piccoli per poterli montare su delle reflex. Poi fu possibile produrre sensori più grandi di buona qualità, ma non grandi quanto il formato delle pellicole 35 mm, cioè 24×36. Però con il diffondersi della foto digitale non era possibile che le reflex ne restassero fuori, anche perchè il mercato dell reflex era quello più redditizio e per alcuni produttori quello principale. I maggiori produttori, Canon e Nikon, poi avevano in produzione un vasto parco di obiettivi e non potevano chiedere ai loro clienti, fra cui la maggior parte dei professionisti, di cambiarlo per passare al digitale. Decisero perciò di mantenere, per le nuove reflex digitali, lo stesso innesto obiettivi e la compatibilità con gli obiettivi precedenti. Questo significava anche mantenere le dimensioni dei corpi macchina simili a quelle delle precedenti reflex a pellicola. Però i sensori erano più piccoli di formato circa 15×23 mm (detto APS) e con una progettazione specifica si sarebbero potute costruire reflex ed obiettivi più piccoli. Per il fatto che i sensori e l’elettronica complementare usata nelle reflex erano piuttosto costosi però le prime reflex erano molto care e proposte ad un mercato esclusivamente professionale, Quindi per questo e per la compatibilità col sistema di obiettivi dovevano essere grandi e robuste come le precedenti a pellicola. Nikon produsse per anni delle reflex professionali, la D1 e la D2, con sensori APS, ma di dimensioni mastodontiche e prezzi altrettanto.
Quando poi Canon presentò la prima reflex per il grande pubblico, con un prezzo sotto i 1000 €, la D300, a tutto pensò fuorchè a ridurre le dimensioni, che non erano la priorità. Gli altri la seguirono, tranne alcuni che non avevano un precedente sistema reflex da difendere o non avevano proprio tradizione fotografica. Olympus e Panasonic per questi motivi progettarono un formato nuovo, il 4/3 (Fourthirds), per produrre reflexe obiettivi più piccoli e leggeri. Visto poi lo scarso successo lo trasformarono in Micro 4/3 (Micro Fourthirds) ed inaugurarono il nuovo segmento delle mirrorless.
In seguito fu possibile produrre sensori di dimensioni uguali a quelle del fotogramma della vecchia pellicola cosiddetti “fullframe”, all’inizio molto cari e riservati solo al settore delle superprofessionali, da diverse migliaia di euri, ma poi con la diminuzione dei costi utilizzabili in reflex meno costose, anche se non economiche.
Oggi siamo arrivati alla situazione in cui esistono reflex APS, con sensore piccolo, che hanno dimensioni e pesi uguali ad alcune reflex fullframe. Si differnziano solo per il prezzo, in parte dovuto al maggiore costo del sensore, ma in parte dovuto a motivi di marketing.
E qui veniamo al punto da cui sono nate alcune di queste riflessioni. Mentre provavo alcune reflex fullframe un amico fotografo ha osservato: ma sono piccole come un’APS! La mia risposta è stata: le APS sono troppo grandi! E’ assurdo infatti che per fare foto con un sensore piccolo , 23×15 mm, ci si debba trascinare dietro corpi ed obiettivi pesanti ed adatti ad un formato ben superiore e che garantirebbe maggiore qualità.
Questo è dimostrato dalle mirrorless, in particolare da uno dei modelli più avanzati, l’Olympus OM-D E-M5, che con dimensioni notevolmente più piccole di una reflex APS, ed anche un sensore un po’ più piccolo, produce delle foto che qualitativamente non hanno nulla da invidiare a quelle delle APS ed offre un sistema di obiettivi di piccole dimensioni, ma altrettanto vasto e qualitativamente valido.
Molti hanno dimostrato di pensare in questo modo ed il settore mirrorless è perciò in forte espansione, anche se in Italia un po’ meno che da altre parti.
Sarebbe bello se i produttori lo capissero ed orientassero la loro produzione di reflex in modo un po’ diverso. E’ assurdo proporre reflex costose e semiprofessionali che usano sensori piccoli, scontando questo con una qualità d’immagine non all’altezza di quello che potrebbe essere e con un mirino piccolo e buio in confronto a quello delle fullframe o delle reflex a pellicola (provare per credere).
Sarebbe meglio che concentrassero la loro produzione sulle fullframe, mettendo in campo anche dei modelli più economici, con corpi più semplici, piccoli e leggeri, anche con rivestimenti in plastica come molte APS, a prezzi più ridotti, anche se non potranno essere uguali a quelli delle attuali reflex più economiche, per rivolgersi ad un pubblico più ampio che apprezza i vantaggi delle reflex per il mirino ottico e la messa a fuoco veloce, offrendo una qualità d’immagine che le differenzi dalle mirrorless. Il segmento APS potrebbe essere destinato solo a modelli di base a basso prezzo, come alcuni modelli già sul mercato, visto che difficilmente i produttori si impegneranno in una riprogettazione di obiettivi più piccoli adatti a questo formato.
In questo modo, a parità di dimesioni e peso, si avrebbe una qualità che li giustifica e le differenzia dalle mirrorless.
Altrimenti le mirrorless cresceranno sempre più e saranno la scelta preferita di molti, anche perchè si comincia a parlare di mirrorless con autofocus a rilevamento di fase (qualcuna c’è già, le Nikon 1: la V2 che ho in prova ha una velocità di AF impressionante) e addirittura di mirrorless fullframe.

Forse questi sono solo sogni o speranze, ma alcuni fatti li supportano. Canon ha presentato da poco una reflex APS di dimensioni più ridotte, quasi comparabili a quelle delle mirrorless. Purtroppo il fatto di dovere usare i soliti obiettivi di dimensioni fullframe (anche quelli progettati per APS) ne vanifica in buona parte i vantaggi. Canon e Nikon, dopo avere presentato le loro fullframe relativamente “economiche” non hanno presentato i modelli sostitutivi delle loro APS di punta ne si sa se mai lo faranno. Probabilmente pensano che con dei prezzi che sarebbero vicini a quelli delle fullframe i fotografi preferirebbero quest’ultime.
Vedremo nei prossimi mesi e nel prossimo anno se ci saranno ulteriori sviluppi.

Dopo questo articolo, forse un po’ troppo lungo prometto che le prossime riflessioni saranno orientate sulla fotografia e non sule fotocamere.

0 commenti su “Riflessioni varie sulle fotocamere”

  1. Non è un articolo un pò lungo, è piuttosto un articolo interessante! E perciò forse pure un tantino corto 😉

  2. Ricostruzione puntuale. E’ anche un po’ la sintesi di cose che ci siamo scritti in questi anni nei commenti alle tue recensioni.
    Grazie e auguri di buona continuazione!

  3. Concordo appieno su ciò che scrivi, la mia opinione è che la nuova EOS 100D sarebbe una cosa bellissima se fosse supportata da obiettivi che non siano gli stessi della EOS 650 D, che lascia il lavoro un pò a metà, così come fatto per la EOS M (va bè, qua il lavoro è stato lasciato ad 1/3…) o per le Samsung NX e Sony Nex, che anche se i loro obiettivi base son più piccoli dello standard APS-C gli altri son dimensionalmente uguali ed allora a quel punto ha più senso una reflex che di pari qualità (se non superiore) costa 1/3 di meno… Concordo sull’ottimo lavoro fatto da Olympus su tutta la serie PEN e da Panasonic sulla serie GF per quanto riguarda il contenimento delle dimensioni sei corpi e per l’eguale lavoro sugli obiettivi, anche se manca purtroppo (come in tanti altri casi di mirrorless piccole (EOS M, Samsung NX, Sony Nex 3 e 5) un funzionale, necessario e di qualità mirino pur se elettronico; e qua arrivo alla mia personale conclusione che attualmente il lavoro migliore, da un punto di vista dimensionale (pur mantenendo una valida qualità d’immagine) l’ha fatto chi ha intrapreso una strada nuova, una strada fatta di velocità e compattezza, vale a dire Nikon con la serie 1… ok, sensore piccolo e corpo che, specie vista la Sony RX 100 (eccellente ed incredibile come compattezza e qualità, pur se, purtroppo e forse inevitabilmente senza mirino), poteva esser un filo più piccolo, ma che in particolar modo con la V1 ha compiuto un lavoro quasi miracoloso (AF velocissimo, ottima qualità d’immagine, raffica incredibile e mirino molto valido ben integrato nel design), cosa che ha peggiorato (da un punto di vista dimensionale ed estetico, senza, da ciò che si legge, evidenti e netti miglioramenti) con la V2; basti pensare che, tutto compreso, nel peso di 1,2 kg ci si porta appresso il corpo V1, lo zoom 10-30 , lo zoom 30-110, il fisso 18,5 e la batteria di scorta, il tutto racchiuso in una piccola trapezoidale borsettina… E ciò non può che far venir voglia di averla quasi sempre appresso e quindi di usarla e divertircisi il più possibile! Che poi una reflex APS-C o FF faccia foto migliori è certo, così come è certo che, visto che le loro dimensioni e peso le fanno lasciare spesso e volentieri a casa, una foto non fatta sarà un’occasione od un ricordo mancati… Insomma, alla fin fine tutto ciò per dire che le dimensioni contano, eccome!

  4. Nulla da eccepire, analisi corretta che ancora una volta mette in evidenza come il marketing abbia ormai preso il posto delle esigenze reali. Io per esempio gradirei una macchina con elettronica ridotta al minimo ma di costruzione robusta e meccanica, fatta per durare e non per essere vecchia dopo poco tempo. Personalmente ho scelto di usare come semplice amatore l’accoppiata compatta digitale e macchina a pellicola (reflex, telemetro o compatta in base alle esigenze). In questo modo ho la sicurezza di avere i miei ricordi su due supporti diversi e non devo rincorrere l’ultima novità tecnologica.

  5. Condivido, a volte mi domando se il futuro non sarà su sistemi iper compatti come la Pentax Q con ottiche luminosissime (e parte della PDC “inventata” con rielaborazioni software).

  6. Gli smartphone tipo Nokia 808 PureWiew saranno il must del prossimo anno, ci stà lavorando pure Sony… Hanno sensori da quasi 1 pollice, ben più grandi di quelli delle compatte (pure Premium, eccetto RX 100) ed annienteranno il settore delle compatte. Le macchine fotografiche dovranno rendersi ancor migliori e più piccole (Canon lo stà capendo e ciò lo si vede sia dalla EOS 100D che dalla PowerShot N), per i professionisti il problema non si porrà, ma le aziende non campano solo su di loro, quindi per appassionare il grande pubblico macchine come l’attuale serie 1 di Nikon saranno la base e chissà che le mirrorless piccole non arrivino veramente al loro obiettivo, cioè sostituirsi alla fascia base e media del mercato reflex… Anche perché con l’incessante sviluppo dell’elettronica, tra un paio d’anni un’ipotetica Nikon 1 V4 avrà, ad esempio, performance ad alti ISO equivalenti equivalenti ad un’attuale D3200 ed a meno di non esser professionisti od esperti appassionati di più sarà quasi inutile e le dimensioni compatte assumeranno una valenza ancor superiore.

  7. Un’articolo che trovo molto interessante: una summa di quanto detto finora dall’autore negli ultimi anni.
    Grazie.

  8. Sono perfettamente daccordo
    Da possessore di apsc Canon ho smesso di rincorrere il nuovo modello … La differenza la fa il sensore ed aspetto che i prezzi d quindi lo standard diventi il …. Ridiventi il full frame
    Gli obbiettivi sono troppo grandi …. Anche quelli dedicati al apsc nel mio caso ef-f perchè il tiraggio è lo stesso e non hanno mai pensato e realizzare reflex realmente compatte con tiraggio ridotto oltre che al sensore ( ovvviamente inutilizzabili con lenti per FF)

  9. Ineccepibile, come sempre.
    Però ricordo che il sovradimensionamento delle reflex sia iniziato addirittura prima, quando è stato inserito il motore nelle analogiche, poi l’autofocus, quindi ottiche più grandi, poi tutto è continuato sulla stessa linea di progetto, anche per naturali e condivisibili logiche di conservazione dell’investimento … però rimpiango ancora le Olympus OM.
    Utilizzo ancora la reflex APSC perché di notte il mirino ottico è ancora molto superiore (con la mirrorless non si vede nulla e si mette a fuoco ancor meno) e per la macro “da campo” è più versatile.
    A parte questi settori, la EP -1 (… si, ancora) ha soppiantato la mia canon 550.
    Ciao e grazie per gli approfondimenti.

  10. Segmento compatte:
    Analisi eccellente! I produttori devono davvero darsi una mossa!!!

    Un esempio per tutti? Galaxy S4 Zoom! I cellulari corrono: 16MP, zoom ottico 10x, processore velocissimo per la riduzione del rumore!

    La strada giusta è quella intrapresa da Sony, speriamo in una RX200 che ponga una distanza enorme tra macchina fotografica compatta (con sensore di adeguate dimensioni e obiettivo luminoso come già nella RX100) e camera phone!

    Grazie Francesco come sempre!!!!

  11. Le considerazioni di carattere “filosofico” sono ancora, se possibile, più interessanti delle prove su strada delle fotocamere!
    Ricordo una delle prime digitali, forse la prima, Una Sony che mi pare avesse 0,7mp di risoluzione e anzichè la scheda di memoria (non ancora inventata) aveva un floppy-disc da 1.44mb. Ebbene quando me la prestarono capii persino io che l’era della pellicola era finita. Scattava già foto superiori alle macchinette usa e getta, ma quello che mi stupì (ed ancora mi meraviglia) era il fatto che si poteva scattare al buio e poi estrarre comunque qualcosa “da portare a casa”, che era una possibilità fuori da ogni pensiero precedente. Un tecnico che assisteva alle mie prove, pensando alle sue preziose reflex mi informò che per arrivare alla pellicola, ci sarebbero voluti almeno 5 o 6 mp, cosa impossibile (eravamo nel 1996)…. ora siamo a 24 e 36mp e nessuno pensa di tornare indietro.
    Nessuna realizzazione nell’elettronica ha mai soppiantato così radicalmente e velocemente sistemi con radicamento secolare!

    1. Si ma quante ne vedi ancora di immagini fatte con la supermegapixel del 1996? Con la pellicola dopo cento anni le foto le vedi ancora tranquillamente senza avere bisogno di niente
      saluti
      ciao

      1. Mauro,
        non posso rispondere per tutti coloro che usano le digitali, ma per quanto mi riguarda posso dirti che vedo ancora ogni tanto con piacere, sul computer o sul televisore le foto fatte con la mia prima digitale, una bridge Sony del 2005. Molte le ho anche fatte stampare e raccolte in un album, ma quelle stanno con migliaia di altre foto in una libreria e non le vedo mai.
        Certamente per alcuni aspetti hai ragione, le foto stampate esistono fisicamente e fra cento o più anni si potranno ancora vedere (se i colori si conserveranno) mentre quelle digitali sono immateriali e non è garantito che qualcuno le conservi e che in futuro ci siano software adeguati per vederle. Non so però cosa succederà in futuro, è passato troppo poco tempo dall’avvio della foto digitale.
        Poi mi viene da pensare: cosa avverrà delle nostre foto su carta fra qualche migliaio di anni? Le documentazioni che abbiamo di quell’epoca sono raramente su carta (papiro), la maggior parte sono su tavolette di terracotta, la carta è andata distrutta dal tempo. E allora? La nostra documentazione, non solo le foto, ma tutti i documenti che sono ormai prevalentemente su computer sono destinati a sparire? Mi auguro di no. Ma anche se fossero su carta si distruggerebbero col tempo. E’ inevitabile. Dovremmo forse ritornare alle tavolette di creta ed alle sculture in pietra? Riusciremmo a fare quello che facciamo oggi con questi mezzi? Non credo.
        Ma tornando a cose più moderne riuscirei a fare vedere ai miei amici le foto dell’ultimo viaggio fatto o cena in compagnia con la foto su pellicola. Si lo facevo con le dia, ma la cosa era molto più scomoda, predisponi proiettore, schermo e caricatori e non si faceva quasi mai. Oggi con un televisore a grande schermo e un multimedia collegato alla rete di casa ci riesco senza problemi ed io ed i miei amici lo facciamo sempre. Avrei potuto fare vedere le stampe 10×15 sull’album, ma l’effetto non è lo stesso, le foto rendono poco e la qualità della macchina viene sprecata. Questo è uno dei motivi per cui con la pellicola mi era passata la voglia di fotografare che mi è ripresa col digitale.
        Ciao, Francesco

  12. ottimo articolo, unico difetto è che appassiona troppo e quindi non è troppo lungo ma troppo corto, battute a parte concordo in tutto, personalmente ho comperato una canon g1x per non portarmi dietro l’ingombro delle reflex e dei suoi obiettivi con questa il problema non si pone perchè ha uno zoom fisso anche se il peso è ancora importante quindi se canon farà una compatta di minime dimensioni e peso con grande sensore e ottiche adeguate e non riciclate dalle reflex sarà la volta buona di ricambiare macchina. Roberto F

  13. Ho letto con piacere l’articolo che mi sembra ben fatto. Non fa che confermare quanto già si sa, ovvero che la fotografia digitale è stata soltanto un’abile operazione di marketing per farti cambiare continuamente la fotocamera. Così facendo ha ucciso il cinema e la fotografia stessa. Con una fotocamera digitale si spendono soldi e non si fanno fotografie ma si fa una simulazione al computer di una fotografia.
    L’unico modo esistente per fare vere fotografie per il momento è quello di usare la pellicola fotografica.
    saluti
    Mauro

  14. Si certo, tra mille anni non ci saranno più nè le foto su pellicola nè quelle digitali fatte oggi e qui non si discute…
    Quello che so è che la fotografia è nata per fissare nel tempo delle immagini e fino a qualche anno fa ci era riuscita se ancora oggi ci sono fotografie di 100 o 150 anni fatte su lastra o pellicola. E sto parlando di conservazione delle immagini per almeno la durata della vita umana non per 5/10 anni. Tra 50 anni dubito che esista ancora il jpeg, il software per leggerlo e chi ha voglia e capacità per prendere un hard disk e mettersi a smanettarci su come un poliziotto della scientifica per vedere leimmagini digitali che contiene. Se le immagini fossero su pellicola basta prenderle e guardarle: fine.E’ vero che le foto stampate su carta sia che provengano da un negativo sia che provenano da un file durano uguale (Circa 30 anni per il colore e molto di più per il bianco e nero). Ma la pellicola negativa ha una durata ben maggiore della carta soprattutto il bianco e nero. Tanto per fare un esempio le pellicole negative bianco e nero Rollei se ben conservate durano 400 anni come riportato sul data-sheet della pellicola stessa. Se gli archivi usano la pellicola per conservare e non il digitale un motivo ci sarà.
    Considerando poi che oggi pochissimi stampano su carta le foto digitali che fine faranno tutte ste immagini?
    La realtà è che la fotografia digitale è stata introdotta per semplice motivo di profitto economico sfruttanto la sua comodità e possiilità di vedere subito l’immagine. I profitti dovevano arrivare dal continuo ricambio di fotocamere obsolete dopo pochi anni se non mesi. Il mercato è stato poi drogato da una invasione incredibile di compattine di ogni genere. I profitti delle aziende elettroniche sono triplicati a spese delle vere aziende che facevano fotografia e dei fotografi che sono scomparsi. La pellicola non è morta, è stata uccisa. Infine sarà pure comodo ma non puoi paragonare la qualità di una proiezione di diapositive con quella di uno schermo televisivo. Le diapositive proiettate hanno una qualità e un calore irragungibile da ogni mezzo elettronico.
    Saluti
    Mauro

    I

  15. Ciao Francesco è tempo che non ci sentiamo. Comunque mi sono rifatto in fretta aggiornando quello che avevo perso delle tue interessantissime riflessioni. Il fatto scatenante è quello della scelta di una fotocamera per sostituire la vecchia pentax k7, anche se non per me, visto che ne sono ancora soddisfatto, anche se sinceramente gradirei avere qualcosa di più aggiornato, budget non permettendo, per un amico. Lui ha stessa macchina k7, ma desiderava avere un’immagine più professionale. Il mio consiglio di orientarsi verso una ff o nikon o canon. Avrei fatto una mail personale ma poi ho pensato che la domanda potesse interessare anche ad altri in rete, e quindi condividere… d600 che ha un’ottima resa ad alti iso e un range dinamico davvero strepitoso a quello che si dice. Unica pecca il sensore, non so se abbiano ancora risolto! una fotografa mi ha detto di non avere particolari problemi di questo tipo, ma non conoscendo le sue capacità non saprei se crederci. Il dilemma è se vale la pena spendere il doppio per avere una d4 che produce una immagine simile, superiore, di quanto? Giustifica il prezzo? L’utilizzo non è quello professionale, ma interesserebbe raggiungere uno standard fotografico di un certo rilievo! Di che tipo? Foto da studio con indirizzo principale e comunque che si difenda un pò in tutte le situazioni. Anche i filmati possibilmente… Poi nel settore ci sono concorrenti… Canon ad esempio con la D5 Mark III… A naso si consiglia per la messa a fuoco micidiale e per i filmati… Poi sentito anche altri fotografi che sconsigliano l’ff perchè ai bordi l’immagine non convince… si deve croppare… Dunque consigliano la nuova d70 che ha una messa a fuoco spavenosa… Quindi cosa facciamo? Cosa ne pensi… pensate? Grazie…

    1. Jacopo,
      ben tornato.
      Per quanto riguarda i consigli che mi chiedi innanzitutto ti dico che chi sconsiglia il fullframe perchè ai bordi la resa è inferiore non ha capito niente. Forse ha provato qualche obiettivo un po’ scarso, ma evidentemente non sa che tutti gli obiettivi hanno una resa migliore sul fullframe che sull’APS. Con obiettivi di qualità non ci sono problemi e, per inciso, lo stesso problema ai bordi si può riscontrare su obiettivi specifici per APS se non sono di qualità.
      Riguardo la scelta se vuoi rimanere in casa Nikon al momento ti sconsiglio la D600, non per la qualità d’immagine che è buona anche se ancora non ho elaborato i miei dati per sapere se ha una dinamica migliore della Canon 6D, ma per il problema dell’olio sul sensore. Negli ultimi giorni ho già sentito due amici che hanno questo problema e purtroppo Nital non da un gran supporto, offrendo solo la pulizia del sensore, ma pretendendo la spedizione al laboratorio a spese del cliente. Come alternativa citi la D4 che però non mi sembra adatta al tipo di fotografia che interessa al tuo amico. Va bene per foto sportive e di cronaca più che per studio. Per questo uso è certamente preferibile la D800, che non hai considerato, con la sua elevatissima risoluzione. La D800 va bene anche per tutti gli altri usi, tranne che per le foto sportive in quanto non ha una raffica particolarmente veloce (ma l’autofocus è veloce) e non ha il problema dello sporco sul sensore.
      Altrimenti una fullframe molto consigliabile è la Canon 6D. Ha la stessa qualità d’immagine della 5D III anche se il suo sensore ha solo 20 Mpx invece di 22 e l’autofocus è ugualmente molto veloce e differisce solo per il numero dei punti AF, 11 contro 61. Questo però è uno svantaggio solo per l’AF ad inseguimento, ma non per le foto in studio o per quasi tutti gli altri tipi di foto. E’ Anche più piccola e meno pesante della 5D III e della D800, con dimensioni quasi da APS, come la D600. Secondo me la momento è una delle fullframe maggiormente consigliabili.
      La Canon 70D è buona, non l’ho però ancora provata, ma un’APS non potrà mai essere all’altezza di una fullframe.
      Ciao, Francesco

    2. Se il tuo amico non ha problemi di budget, io credo comunque che in casa Pentax trovi abbastanza per dilettarsi nel ritratto. Una k-5 IIs con al seguito due dei tre obiettivi tutti dedicati al ritratto: DA* 55 f1,4 – FA 77 f1,8 – DA* 50-135 f2,8 (o il più compatto DA 70 f2,4, anche se in studio la compattezza solitamente non è fattore determinante)

  16. Grazie per i consigli… La D6 l’ho rivalutata però certo per filmati mi pare un pò deboluccia. La D800 penso che sia troppo pesante il file che si andrà a gestire. Per quanto riguarda la D600 mi sembra un enorme problema. Possibile che non riescano a risolvere, sembra un apparecchio nato proprio male. Probabilmente ha la meccanica in dei punti nefasti per il sensore. Pensate che ci siano sviluppi interessanti del sistema a rilevamento di fase che possano perturbare in modo sostanziale le FF nell’immediato? Grazie, grazie!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *