La luce nel ritratto ha un’importanza elevatissima. Con lo stesso peso assunto nella fotografia di still life, l’illuminazione mutata sul viso di una persona ha il potere di stravolgerne od accentuarne tratti e carattere. Come già accennato, l’abilità dei fotografo consisterà non solo nel padroneggiare le tecniche di illuminazione dal punto di vista tecnico, ma anche e soprattutto per quello che riguarda le implicazioni psicologiche ed interpretativi che ogni tecnica porta con sé.
Passiamo in rassegna le varie tecniche di illuminazione, considerandole – in separata sede – proprio in ordine a questi due aspetti: tecnica ed implicazioni psicologiche.
LE LUCI BASE
Luce fondamentale (o principale)
E’la sorgente luminosa che caratterizza l’intera immagine. Il più delle volte corrisponde alla luce di maggior intensità, e a volte può essere l’unica luce esistente.
Anche se esistono casi in cui può essere utile comportarsi in maniera anticonformista, è bene che la luce fondamentale giunga sul soggetto con un’inclinazione compresa fra i 40 ed i 60 gradi.
La regola non è un’astrazione gratuita: è infatti entro tale angolazione che proviene per la maggior parte delle ore diurne la luce dei Sole, ed è su questo angolo che viene percepita la maggior naturalezza nella luce utilizzata.
Una vecchia regola semplice della pratica recita che, per essere sicuri della naturalezza della luce principale, il riflesso che la lampada genera negli occhi dei soggetto deve corrispondere alla posizione occupata dalla lancetta corta di un orologio che segni le ore undici, oppure l’una (supponendo l’iride essere il quadrante dell’orologio).
La luce fondamentale caratterizza l’immagine nel suo insieme; indipendentemente dalle schiarite usate in seguito, una luce principale puntiforme esalta le rughe di espressione ma anche i difetti della pelle, mentre l’inverso è causato da una luce diffusa.
L’angolo di inclinazione medio (45-50 gradi) dovrà essere abbassato quando il soggetto presenti occhi incassati, fossette sul mento, zigomi sporgenti che si vogliono nascondere.
Per valutare l’effetto generale della luce principale è bene osservarne preventivamente le conseguenze sul volto ritratto mantenendo spente tutte le altre luci.
Luce complementare (o luce secondaria)
Alla luce complementare è delegato il compito di rendere leggibili tutte quelle zone che vengono lasciate in ombra dalla luce fondamentale.
Può consistere in una semplice schiarita per riflessione, od in una o più lampade appositamente puntate verso il soggetto.
Occorre prestare attenzione al corretto orientamento delle luci, in modo che non generino visibili doppie ombre; a tal scopo, praticamente in tutti i casi la luce di schiarita è luce diffusa, mentre quella principale può essere diretta (cioè, non diffusa) oppure diffusa ma di intensità superiore.
Luce d’effetto
La luce d’effetto è deputata a conferire profondità e rilievo all’immagine, oltre a rendere ben leggibili i dettagli dei capelli, che diversamente non “staccherebbero” in modo sufficiente dallo sfondo. Si tratta di una sorgente luminosa di scarsa potenza ma sempre diretta che viene fatta riflettere dai capelli, puntandovela direttamente contro.
La luce d’effetto viene situata dietro al soggetto in una delle due posizioni classiche:
a) al di sopra della testa dei soggetto e dietro a questo, tendenzialmente dallo stesso lato della luce fondamentale ed in posizione innalzata, in modo da risultare fuori campo; si usa, solitamente, uno spot sospeso ad una giraffa (in esterni, il Sole in controluce ma non “in macchina”, o una schiarita effettuata con uno specchio)-,
b)direttamente dietro alla testa della persona ritratta, in modo che il soggetto stesso mascheri la lampada; in tal modo si ottiene l’effetto di “alone” luminoso dei capelli che circonfonde puntualmente il capo delle modelle dei fotoromanzi, specialmente nelle situazioni più romantiche.
Luce dello sfondo
Una regola che dovrà sempre essere tenuta a mente: se il colore dei fondale è stato scelto perché giudicato adatto ad incorniciare il volto della persona ritratta e, dunque, si desidera che il fondo presenti lo stesso colore che risulta visibile ad occhio nudo,occorrerà che almeno una porzione dello sfondo inquadrato riceva luce ad un’intensità pari a quella per la quale si espone il soggetto.
In sostanza e per semplificare le cose, la tecnica più semplice per illuminare il fondo riproducendolo così come appare è quella che richiede di puntare su sfondo e su soggetto (come luce principale) un illuminatore della stessa potenza, e posto alla stessa distanza. Per intenderci, una lampada da 1000 watt a due metri dal soggetto, ed una lampada uguale, sempre a due metri, per lo sfondo.
Quando il soggetto venga ritratto con tecnica di high key (chiave alta, soggetto molto chiaro) il fondo dovrà preferibilmente riflettere una quantità di luce superiore di due stop rispetto a quella assunta come luce media (rispetto, cioè, al valore per il quale si effettua l’esposizione).
Ciò genererà dei fondi correttamente bianchi – a fondale bianco neutro – o dei colori gradevolmente pastello – a fronte di fondali colorati
Se il soggetto deve risultare staccato su fondo nero, occorrerà sincerarsi dei fatto che il fondale rifletta una quantità di luce inferiore di almeno tre stop rispetto al valore medio.
Per giungere al risultato è necessario avvalersi di drappi di velluto nero, se lo spazio frapponibile fra sfondo e soggetto è poco, o semplicemente di cartone nero o muro scuro, quando sia possibile far “cadere” il livello di luminosità dello sfondo, mascherando opportunamente le luci
Ciao Francesco, non ho capito a che serve la luce d’effetto, e queste luci come sono fatte? quale colore hanno?
Bellissimi articoli, Rexcarl. Grazie!
Simone